Agroalimentare sempre più smart – Intervista a Riccardo Crotti
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Riccardo Crotti
Agroalimentare sempre più smart – Intervista a Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia
Secondo una relazione della Regione Lombardia, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, il sistema agroalimentare della regione è il più importante a livello italiano ed uno dei più rilevanti nel contesto europeo, nonostante stia affrontando alcune sfide, tra cui la competizione con l’industria e il settore immobiliare per l’uso del suolo, la necessità di modernizzare le tecniche di coltivazione e la gestione sostenibile delle risorse idriche. Ne abbiamo parlato con il presidente di Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti
I dati del 2021 attestano che il valore della produzione agroindustriale regionale ha superato i 14 miliardi di euro, con un incremento del 3,9% rispetto al 2020, rispetto al 3,4% del dato nazionale, che il numero delle aziende del comparto agricolo, delle attività connesse e di quelle di trasformazione alimentare è circa di 53mila strutture produttive e parallelamente è cresciuta la percentuale di aziende che utilizza strumenti di Agricoltura 4.0, tra cui software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. Ma l’innovazione tecnologica nel settore agrifood sta rivoluzionando tutto il comparto: dall’utilizzo di droni, sensori e software avanzati per monitorare le colture, analizzare le condizioni del suolo e ottimizzare l’uso delle risorse a tecnologie che migliorano la produzione agricola e la gestione delle risorse, come ad esempio robot per la raccolta dei frutti e degli ortaggi, sistemi di irrigazione controllati da sensori, software per la gestione delle fattorie; dall’utilizzo della tecnologia blockchain per tracciare il cibo dalla sua origine alla tavola, garantendo la trasparenza e la sicurezza alimentare fino ad attività di bioingegneria per la modifica genetica delle piante per migliorarne la resistenza alle malattie e alle condizioni climatiche avverse, nonché la produzione di alimenti più sani e nutrizionalmente migliorati fino ad arrivare al Foodtech per migliorare la catena di approvvigionamento alimentare.
Il 2023 sarà, probabilmente, un anno di crescita per l’agribusiness soprattutto legato agli investimenti nella sostenibilità e nelle nuove tecnologie del settore agroalimentare: «Negli ultimi due, tre anni è diventato chiaro per tutti che la missione centrale dell’agribusiness è quella di produrre cibo – spiega Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia – la domanda mondiale cresce in misura esponenziale (nel 2050 saremo in dieci miliardi e ad allora la produzione dovrà essere cresciuta del 70%). Eventi come la pandemia o il conflitto russo-ucraino hanno riportato in primo piano la necessità di assicurare ai consumatori il livello maggiore possibile di sicurezza alimentare: cibo nella quantità necessaria, di qualità, sano, sicuro e accessibile dal punto di vista economico. Aumentare la produzione agroalimentare rappresenta quindi – allo stesso tempo – una necessità ed un’occasione di business, chiamata peraltro ad interfacciarsi con altre sfide fondamentali, sia in tema di sostenibilità ambientale e sociale, ma anche in quello di equilibrio economico messo seriamente a rischio dalla progressiva e drastica riduzione degli aiuti comunitari al comparto, scesi ormai al 30% del budget complessivo (si era partiti dall’80%). In sintesi, il cibo è più che mai l’esigenza numero uno, ma la sua produzione – per diversi motivi – è in pericolo. Quindi, oltre ad opportunità e cambiamenti, ci sono seri pericoli dei quali tenere conto».
Secondo lei, Presidente, quali interventi sono necessari per trasformare l’agricoltura italiana in una Agricoltura 4.0?
«Evidenzio due direzioni strategiche ed in qualche misura parallele. Ogni possibile forma di progresso ed innovazione nasce da un sistematico confronto e dall’ascolto delle proposte formulate dal mondo della scienza e della ricerca applicata. A questo deve aggiungersi un’efficace politica di sostegno economico, incentivazioni ed agevolazioni fiscali da parte dello Stato nei confronti delle imprese agricole. Non bisogna mai dimenticare il ruolo trainante che il comparto dell’agroalimentare Made in Italy ha per l’economia del Paese ed i suoi scambi commerciali con l’estero. Da questo punto di vista possiamo vantare un primato assoluto, invidiato e “copiato” in tutto il mondo, ben simboleggiato da due prodotti Dop di assoluta eccellenza: il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Un primato che bisogna assolutamente difendere e mantenere».
La diffusione di nuove tecnologie ha portato profonde trasformazioni nel settore dell’agrifood: quali opportunità per le imprese?
«Come ho già evidenziato, l’apporto (ed il continuo studio) di nuove tecnologie, è assolutamente fondamentale: non solo per le performances delle imprese, ma anche in termini di impatto ambientale, dunque di sostenibilità, di benessere animale e di soddisfazione del consumatore pure in termini etici e valoriali; termini che rivestono un’importanza sempre maggiore nell’orientare le decisioni di consumo e di spesa. Infatti, non è solo il prezzo a fare la differenza, pur rivestendo importanza fondamentale specie nell’attuale, complessa fase congiunturale: tecnologia significa efficienza nel rapporto costi/benefici, riduzione dei costi produttivi unitari, maggiore sicurezza in ogni ambito, benessere animale (quindi tutela sanitaria e allo stesso tempo crescente produttività), utilizzo mirato e “scientifico” delle risorse ambientali (acqua e terra su tutte), bilancio ambientale positivo grazie alla diffusione delle agroenergie e al sequestro di carbonio. Auspichiamo ovviamente anche l’adozione su larga scala delle nuove tecniche di coltivazione: per avere piante più resistenti alle malattie e meno bisognose di trattamenti chimici ma anche di acqua, in un contesto purtroppo sempre più segnato da radicali cambiamenti climatici e dal surriscaldamento globale. Un altro tema centrale è quello dell’irrigazione: più tecnologia, innovazione e manutenzione significa meno sprechi (mentre oggi in Italia la perdita di acqua lungo le reti di approvvigionamento idrico è fortissima). Dunque, tutte opportunità straordinarie, il cui effetto – torno a sottolinearlo – ha una portata benefica globale».
Il ruolo dei dati è sempre più centrale e anche il settore agroalimentare continua a guardare con forte interesse alle tecnologie Blockchain. Quali misure per incrementare la fiducia nelle potenzialità delle tecnologie da parte delle aziende?
«La fiducia nella potenzialità delle tecnologie, e le sue motivazioni, costituiscono a mio giudizio il “filo conduttore” di tutto il discorso che abbiamo svolto fino ad ora. Alla base deve esserci un atteggiamento di fiducia – a fronte di risultati concretamente verificabili e quindi confortato dai fatti – verso la scienza, la ricerca applicata e più in generale il contributo del mondo accademico. In questo ambito, è chiaro che il controllo e la difesa dei dati che garantiscono il successo del nostro comparto possono e devono fare la differenza».