AI, deep tech, innovazione. Quale formazione in Italia?
Alla base dello sviluppo hi-tech c’è la formazione. Ma nel settore di punta al momento, qual è la situazione italiana? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Lomonaco, docente e ricercatore dell’Università di Pisa e presidente fondatore dell’Associazione ContinualAI.
Che posizione occupa l’Italia nel mondo nella formazione e la ricerca nel settore AI e deep tech?
Secondo uno studio recente dell’Università di Stanford del 2021 in termini di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico sull’Intelligenza Artificiale, l’Italia occupa una posizione dominante nel panorama internazionale. Difatti, nonostante gli investimenti ridotti rispetto ad altre nazioni (soprattutto su ricerca e istruzione) e le dimensioni piuttosto limitate del suo mercato, l’Italia si colloca in undicesima posizione a livello globale.
Ci sono stati nell’ultimi anni investimenti importanti a favore della formazione per questo specifico settore?
Le università italiane hanno cominciato ormai da diversi anni un processo virtuoso volto a mettere al centro dei loro corsi di studio l’Intelligenza Artificiale e le sue tecnologie abilitanti. Tuttavia, gli investimenti pubblici in istruzione e ricerca risultano di gran lunga inferiori rispetto alle nazioni capofila (USA e Cina), ma anche rispetto ai nostri partner europei (ad esempio, sono 9 i miliardi investiti in ricerca pubblica in Italia contro i 30 miliardi della Germania). Nel recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si è avuta un’iniezione significativa di capitale e più di 200 miliardi da investire in “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”. Vedremo se verrà colta.
La formazione in Deep Technology e Intelligenza Artificiale in che percentuale dovrebbe aumentare nel prossimo biennio rispetto al presente a suo giudizio in Italia e perché?
Al momento le università Italiane godono di ottima fama internazionale circa la qualità dell’insegnamento, specialmente in funzione del loro costo irrisorio e spesso coperto da un’eccellente politica sul diritto allo studio cui pochissimi paesi possono vantare in egual misura.
Tuttavia, andrebbero potenziati significativamente gli investimenti nell’ultimo grado di istruzione (il Dottorato) e nello sviluppo di corsi di specializzazione (master di I e II livello), soprattutto volti alla connessione tra istruzione, ricerca e impresa.
Come si sta adeguando ai tempi l’università italiana, in tal senso, e come si colloca nel panorama universitario europeo?
L’Università Italiana è saldamente al centro del panorama formativo e di ricerca europeo. Tuttavia, come altre infrastrutture pubbliche è raramente capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti sempre più veloci della società moderna. Nel limite delle sue possibilità, credo stia facendo molto bene, offrendo servizi e prodotti (formativi e di ricerca) di eccellenza spesso solo grazie allo sforzo importante di chi sceglie questo lavoro.
Ci sono “poli” d’eccellenza in tal senso sul territorio, piccole o grandi realtà di studio?
L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che può vantare una vasta copertura geografica in termini di “poli di eccellenza” e università valutate stabilmente tra le prime 200 al mondo, a seconda della disciplina, e secondo un numero importante di indicatori. La difficoltà italiana è piuttosto quella di mantenere ed accrescere questo livello d’eccellenza sia in termini di qualità che di quantità.
Su quali aree di questo ambito in particolare si sta sviluppando il percorso formativo delle prossime generazioni di ricercatori in Italia?
In linea con le ambizioni di guida e leadership Europea sul tema dell’Intelligenza Artificiale, spesso in contrasto con le posizioni di Cina e America, l’Italia sta investendo in una visione olistica della stessa, centrata su valori umanistici e vincolata a specifici e controllati usi applicativi nella salvaguardia dei sempre più importanti obiettivi di sviluppo sostenibile della nostra società. Manifatturiero, artigianato, cultura e turismo nel contesto delle piccole-medie imprese rimangono contesti applicativi privilegiati.
Ci sono progetti formativi specifici e rilevanti che stanno nascendo e/o stanno favorendo l’espansione dell’applicazione di nuove tecnologie?
Un progetto rilevante di formazione e di ricerca tutto Italiano di grande ambizione e recentemente approvato grazie al piano di finanziamento del PNRR è il “Future Artificial Intelligence Research” (FAIR). Il progetto, partito a Gennaio 2023, coinvolge 350 ricercatori e si sviluppa in 10 Spoke, distribuiti geograficamente nelle diverse regioni italiane, ognuno dei quali affronta una diversa problematica dell’Intelligenza Artificiale, come la sostenibilità, l’integrazione, la sicurezza, la affidabilità. Il progetto FAIR, finanziato per più di 110 milioni di euro, prevede di utilizzare una parte consistente dei fondi al sud e per la ricerca femminile ed infine una buona percentuale dei fondi, dedicati ai “progetti in cascata”, saranno usati per centri esterni, ma soprattutto per startup ed aziende interessate a collaborare. FAIR risulta il progetto di AI con il budget più alto mai speso sul tema in Italia.
Quali saranno le figure specializzate in alta tecnologia più richieste nel prossimo futuro?
Sicuramente profili con un forte bagaglio tecnico nella modellizzazione matematica e nella gestione dei dati, dalla memorizzazione all’interpretazione degli stessi, spesso indicati come “Data Scientist”. Ma ci sarà sempre più bisogno di figure specializzate capaci di gestire processi di innovazione scientifica direttamente in azienda.
Al momento quali sono le sinergie con aziende leader del settore più rilevanti in Italia che supportano la formazione nel settore?
Uno degli strumenti più utilizzato dalle aziende leader Italiane per supportare i processi di formazione specializzata è sicuramente quello del dottorato industriale. Ad un costo estremamente ridotto (e spesso co-finanziato tramite appositi bandi pubblici) aziende strutturate sul territorio possono ambire ad una mirata specializzazione tecnico-scientifica nel contesto dell’Università ed a supporto dei loro processi di reclutamento. Altre importanti iniziative riguardano lo sviluppo di scuole di formazione e master su temi specifici.