AmaliaCare, il futuro dell’assistenza alla persona
AmaliaCare, start up innovativa offre assistenza domiciliare personalizzata tramite un algoritmo, bilanciando esigenze familiari ed esigenze dei caregiver
AmaliaCare è una start up innovativa che grazie a una piattaforma basata su tecnologie di intelligenza artificiale, è in grado di supportare le famiglie nella ricerca del caregiver più adatto alle necessità dell’anziano da assistere, in termini di esperienza, competenze, tratti caratteriali e personali.
Amalia si inserisce in un settore in forte espansione (anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione), che mostra tuttavia diverse criticità, in primis la difficoltà per le famiglie di individuare personale formato, professionale e affidabile. Una ricerca che spesso comporta un grande dispendio di tempo e risorse economiche.
In questo contesto la start up, oltre a offrire assistenza nell’individuazione della figura più idonea, fornisce supporto contrattuale alle famiglie. Contestualmente, si pone al fianco dei caregiver, con l’obiettivo di contrastare il burnout e la “sindrome Italia”, condizione clinica che colpisce moltissime lavoratrici straniere.
Un approccio, quello di AmaliaCare, che mira dunque a bilanciare equamente le esigenze delle famiglie e dei caregiver, per costruire relazioni sostenibili e durature.
Sinora, la startup ha gestito 635 famiglie totali, ha ricevuto oltre 57.950 candidature di badanti e ha generato quasi 3,5 milioni di euro di stipendi per i lavoratori. Lombardia Economy ne ha parlato con Sonia Paonessa, Ceo di AmaliaCare.
Amalia è una piattaforma innovativa di ricerca badanti. Dove nasce l’idea di questo progetto? Chi sono i suoi fondatori?
«Innanzitutto, le fondatrici sono Paonessa Sonia ed Eliana Perez. Amalia nasce dall’esigenza di offrire un servizio di assistenza domiciliare all’avanguardia, fondato sulla convinzione che la giusta corrispondenza tra caregiver professionale e assistito sia cruciale. L’esperienza di molti anni in altre agenzie mi ha permesso di vedere i grandi limiti dell’approccio classico.
Con Amalia volevamo generare un vero impatto, elevando il benessere psicofisico degli anziani e la serenità dei loro familiari, e garantendo nel contempo la stabilità economica e professionale ai lavoratori. Per far questo era necessario cambiare prospettiva».
Come si inserisce Amalia nel contesto socioassistenziale attuale? Qual è l’elemento d’innovazione che la differenzia dai competitor del mercato italiano?
«Nel panorama socioassistenziale, Amalia si distingue per un innovativo metodo di selezione basato su un algoritmo in grado di analizzare oltre 50 parametri, dai tratti caratteriali, alle competenze specifiche, trovando l’assistente ideale per ogni famiglia.
Inoltre, il nostro approccio di valorizzazione dei lavoratori ci permette di attrarre sempre più assistenti familiari e fidelizzarli a noi e alle nostre famiglie. Questo garantisce non solo un’efficace selezione, ma anche un rapporto di lavoro duraturo nel lungo periodo».
Come funziona il processo di selezione dell’assistente perfetto per ogni famiglia?
«Il processo di selezione parte dallo studio approfondito della situazione e delle necessità dell’anziano e di tutti i familiari coinvolti nell’assistenza.
Successivamente analizziamo tutte le caratteristiche che deve avere il caregiver ideale, realizzando un vero e proprio identikit personalizzato sulla situazione della famiglia, e attraverso una serie di domande adattive rivolte ai lavoratori interessati, il nostro algoritmo analizza e individua la persona con il giusto mix di esperienza, competenza, disponibilità e tratti caratteriali.
La famiglia è coinvolta fin dall’inizio nel processo, riceve in tempo reale le candidature dei lavoratori e viene guidata dai nostri recruiter esperti, fino alla scelta finale».
Amalia offre assistenti anche per le persone con disabilità?
«Amalia fornisce assistenza anche a persone con disabilità, adattando la selezione alle esigenze speciali di ogni individuo».
Come riesce a garantire un servizio di alta qualità?
«La qualità è assicurata da un sistema predittivo sulle performance che ci permette di anticipare eventuali situazioni complesse, in modo tale da poter intervenire in tempo con una mediazione o un’eventuale sostituzione.
Inoltre, il nostro team di consulenti del lavoro e avvocati giuslavoristi ci consente di supportare la famiglia anche nella gestione amministrativa del caregiver, garantendo la massima tutela da problematiche o vertenze sindacali».
C’è qualche case history che può raccontarci? Qualche storia di successo dell’impiego di Amalia nel contesto di situazioni particolarmente complesse?
«Una nostra famiglia di Biella faceva fatica a trovare una persona disponibile ad assistere il loro padre, che si era trasferito in una località isolata. Grazie al nostro metodo, siamo riusciti ad arrivare a una signora residente in Brasile, che voleva tornare in Italia, ma non aveva un supporto. La necessità della famiglia si sposava alla perfezione con la disponibilità della lavoratrice.
Un altro caso importante è stato quello di una signora di Brescia, che a causa della demenza, era molto agitata. Suo figlio aveva cambiato diverse assistenti. Era necessaria una persona che fosse capace di gestire non solo l’irrequietezza della signora, ma anche l’ansia dei familiari.
Ė per questo che abbiamo puntato sul profilo di un’assistente con un carattere tranquillo, che non si agitasse vedendo l’anziana vagare per casa o il figlio perdere le staffe, alla vista della madre in quelle condizioni.
A Milano invece, ci siamo occupati di una signora senza parenti, che viveva in condizioni igieniche molto precarie e che nel periodo covid ha avuto un crollo psicologico dal quale non è più riuscita a riprendersi. Il suo amministratore di sostegno ci ha contattati, perché le persone da lui individuate si sono tutte tirare indietro, dopo aver conosciuto la signora.
Noi abbiamo selezionato un’assistente che è riuscita a entrare in empatia con la signora. Una volta conquistata la sua fiducia, piano piano, è stata capace di farla lavare e addirittura a portarla dal parrucchiere (non lavava i capelli da 3 anni). Una storia che ha commosso molto tutto il condominio in cui vive la donna, poiché nessuno fino a quel momento ero mai riuscito ad aiutarla».
Ho letto che Amalia è stata stata inclusa nella lista delle 𝐓𝐨𝐩 𝟏𝟎𝟎 𝐒𝐭𝐚𝐫𝐭𝐮𝐩 𝐝𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟑 da Startup Italia. Può dirci di più a riguardo? Cosa significa per voi e quali eventuali vantaggi può portarvi questo riconoscimento?
«Essere nella lista Top 100 Startup del 2023 per noi è stata una sorpresa e un grande onore, questo ci ha dimostrato come continuare a lavorare sodo e a testa bassa porti risultati importanti. Conferma inoltre la nostra direzione innovativa e spalanca le porte a nuove opportunità di visibilità e di rete».
Amalia in quali regioni è attiva attualmente?
«Siamo partiti dalla Lombardia e in poco tempo le richieste delle famiglie hanno iniziato ad arrivare da tutte le regioni. Oggi siamo in grado di garantire il servizio in tutta Italia».
Cosa prevede il piano di sviluppo per i prossimi anni?
«Abbiamo in previsione di aprire cinque nuove sedi nelle regioni per noi più strategiche. Questo ci permette di essere sempre più vicini alle famiglie e ai lavoratori. Inoltre, entro il 2024, lanceremo la seconda versione del nostro algoritmo, molto più performante e accurato. L’obiettivo è aiutare cinque mila famiglie entro i prossimi anni».