BacktoWork: la piattaforma di equity crowdfunding che favorisce l’investimento in startup

Edoardo Reggiani
Intervistiamo Edoardo Reggiani, head of business development & innovation, che in BacktoWork si occupa di coordinare lo sviluppo societario
Questo con particolare focus su tutto quello che è la parte sales e marketing, tutto quello che comporta onboarding di clienti che per BacktoWork sono clienti che utilizzano la piattaforma sia per fare raccolta di capitale sia poi gli investitori.
I due team che si occupano di queste attività sono coordinati da Edoardo, che è in Backtowork quasi dall’inizio, quando ancora era una business unit del Gruppo 24 ore: ha iniziato con una funzione legata all’ambito marketing e poi man mano è cresciuto all’interno della società.
Come responsabilità oggi è anche socio dell’azienda; laureato in economia con un curriculum universitario legato a temi di macroeconomia.
E’ stato per tanti anni atleta semi professionista di pattinaggio su ghiaccio, short-track, partecipando anche a competizioni internazionali.
«BacktoWork è una piattaforma di crowdinvesting, la parte di equity è lo strumento con cui sono entrati sul mercato e che ancora oggi rappresenta il core business di BackToWork. I recenti sviluppi della normativa sia a livello italiano sia a livello internazionale hanno aperto a soggetti come noi la possibilità di collocare diverse tipologie di prodotti oltre all’equity e quindi mini-bond, piuttosto che lending con il nuovo regolamento europeo che è entrato in vigore a novembre 2021; quindi di fatto un soggetto come BackToWork sempre di più sarà una piattaforma in cui investitori che avranno un interesse di diversificare il proprio portafoglio investendo in economia reale possono trovare tutta una serie di opportunità che possono essere equity, quindi capitale di rischio, piuttosto che mini-bond e prestare soldi alle aziende».
Quindi arrivate a fare quello che fa una banca?
«Sì, esattamente, anche se tutta la parte di debito la stiamo sviluppando e non siamo ancora totalmente operativi, ma è la direttiva. Una cosa che a Backtowork piace sempre sottolineare è che non si vedono come un competitor della banca, ma ci sono delle grosse potenziali sinergie tra la banca e una piattaforma come BacktoWork. BacktoWork dal 2019 è partecipata da Intesa San Paolo, che in quell’anno voleva entrare nel mercato, ha fatto un’analisi degli operatori presenti e ha scelto la piattaforma di Backtowork per fare un investimento tramite il proprio fondo di venture capital. Nel 2020 la partecipazione che era detenuta dal fondo di venture capital è passata direttamente sotto la capogruppo Intesa San Paolo SpA, in un’ottica di sinergia industriale tra il modello di business di BacktoWork che comunque è digitale e si rivolge prettamente a imprese innovative e investitori un po’ smart, dall’altro lato proprio con l’idea di fare sinergie rispetto a quelle che sono le attività della banca».
Il crowdinvesting lo fate per startup, per Pmi: avete un target specifico?
«In questo momento siamo particolarmente focalizzati sul segmento aziende, ci sono piattaforme specialiste come ad esempio per il segmento real estate. BacktoWork è più generalista come approccio, ci rivolgiamo generalmente a società che abbiano o una forte componente di innovazione o comunque un piano di sviluppo importante e che quindi hanno bisogno di capitali per crescere. Andiamo sia da fasi seed ,quindi startup che ancora devono validare il modello di business, fino a stadi di sviluppo più avanzati scale-up, piuttosto che pmi vere e proprie. Da questo punto di vista, tornando anche al tema di sinergia con la banca che è una cosa interessante, dall’anno scorso lavoriamo in partnership anche con la branch di private banking di Banca Intesa, Fideuram Intesa San Paolo Private Banking, proponendo ai loro clienti capienti, gli high net worth individuals, opportunità di investimento in scale-up, cioè società che abbiano un’ attraction sul mercato già importante. Abbiamo fatto 2 operazioni con questa formula nell’ultimo anno e mezzo che hanno avuto dei risultati interessanti: una ha raccolto circa 7 milioni e mezzo, l’azienda è E-novia e in questo caso era proprio a supporto di un piano di quotazione. Nel 2021 abbiamo fatto una raccolta di 4 milioni su un’altra scale-up italiana WeRoad, cha ha già un fatturato rilevante e la raccolta di capitali era dedicata allo sviluppo dei mercati esteri. Oltre a questo facciamo tutte le fasi precedenti: ci capita di lavorare molto con startup seed che magari fanno non la primissima, ma la seconda raccolta di fondi sul mercato».
Ci può raccontare qualche case study di startup seed ?
«Ne abbiamo di diverse, tenete conto che lavoriamo con un numero variabile tra le 40 e le 50 startup all’anno che fanno raccolta sulla piattaforma. Un caso interessante che posso citare è Xnext, che ormai è una scale-up italiana, una startup deeptech e fa un sistema di identificazione di contaminanti nella linea di produzione, lavora in ambito food. Abbiamo fatto un raccolta seed con loro un po’ di anni fa, sono andati avanti e sono cresciuti molto, ora sono sul mercato e hanno ricevuto tra l’altro un round importante nel 2021 da parte di un fondo tra l’altro sempre collegato a Intesa San Paolo; stiamo parlando di una società ad alto contenuto tecnologico soprattutto in Italia, dove c’è difficoltà a fare deeptech».
Come funziona la vostra piattaforma?
«Dal punto di vista delle aziende noi abbiamo un processo di selezione per cui generalmente la startup o si candida spontaneamente o andiamo noi a cercarla facendo scouting proattivo e nel momento in cui il nostro comitato di valutazione dà l’ok insieme alla società andiamo a preparare tutto quello che serve per lanciare la campagna e tempo 4 settimane, indicativamente, la lanciamo. Qualora l’investitore fosse interessato può andare a sottoscrivere direttamente online l’investimento. Oltre a questo una cosa che ci contraddistingue è che gestiamo anche tutto quello che è l’attività di approfondimento dell’investitore: per microticket (500 / 1000 /1500€) l’investitore lo fa in autonomia, si guarda la documentazione e se gli piace l’azienda investe; chi invece vuole investire cifre più alte vuole conoscere meglio la società, il team e durante la fase di raccolta per la durata di 45 / 60 giorni BacktoWork facilita l’incontro tra le parti e l’investitore ha tutto quello che gli serve per decidere tramite webinar, piuttosto che approfondimenti one to one.
Dallo scorso novembre è entrato in vigore un nuovo regolamento per il settore del crowdfunding dedicato alle aziende a livello europeo che andrà di fatto ad allineare tutte le regolamentazioni nazionali all’interno dell’Unione Europea, che erano molto diverse (ogni paese aveva un mercato a sé ed era difficile fare attività cross border). Questo nuovo regolamento, che equipara tutte le normative sicuramente faciliterà nei prossimi anni la possibilità di fare cross broder, che vuol dire che sarà più facile per gli investitori stranieri investire in Italia e viceversa e anche per le società italiane andare a trovare capitali all’estero. Non sarà una cosa immediata, servirà ancora qualche mese per passare alla nuova regolamentazione e sicuramente è un passo importante per tutta l’industry, perché apre delle possibilità molto interessanti.
Un’altra dinamic che sta sempre più prendendo piede è che piattaforme come BacktoWork vengono sempre più utilizzate anche da investitori con capitali importanti e quindi non solo micro investitori; quindi il lavoro che stiamo facendo con Intesa San Paolo Private Banking ha dato il “la” su questo aspetto e attraverso questa partnership siamo riusciti a industrializzare questa tipologia di processo che porta investitori capienti e investitori in startup. Sempre di più per questa tipologia di soggetti con patrimoni importanti l’utilizzo di piattaforme come la nostra sarà sempre più interessante, perché permette di diversificare su ulteriori classi di patrimonio direttamente dal divano di casa con un approccio digitale molto smart, che però permette di avere a disposizione tante opportunità di investimento».