Casamatta, avamposto dell’economia circolare
Da ecomostro a modello di economia circolare. Casamatta è il progetto di rigenerazione dei Mulini di Gurone, a Malnate, in provincia di Varese, dove ha preso forma dal 2020 un avamposto dell’economia circolare grazie al progetto di Legambiente Varese e Marco Zanini, architetto e tutor al Politecnico di Milano
Un borgo, in stato di abbandono, che fondava la propria esistenza sulla forza dell’acqua del fiume Olona sfruttata per il mulino e la falegnameria e che rappresenta un’eccezionalità perché situato all’interno di una vasca di laminazione, protetto dalle piene del fiume da un terrapieno di forma circolare. In questo cerchio perfetto di cemento e terra, oggi c’è un Centro di iniziative e buone pratiche all’insegna di sostenibilità ed economia circolare.
Marco Zanini, qual è la storia di Casamatta?
«Casamatta nasce come parte di un progetto più ampio condotto da Legambiente per la rigenerazione del borgo de I Mulini di Gurone. Inizialmente abbandonato a causa della costruzione di una diga negli anni Ottanta, è stato preservato grazie alle vertenze di Legambiente condotte contro l’inquinamento. Il progetto iniziale prevedeva l’acquisto di un pezzo di borgo, un ex edificio residenziale in rovina, con l’intenzione di trasformarlo in un ostello.
Tuttavia, date le difficoltà nel realizzare questo progetto ambizioso, è nata l’idea di far diventare questo luogo una casa per tutti, Casamatta appunto: un luogo multifunzionale che ospita oggi attività di microeconomia con il forno per cuocere il pane e la pizza, l’orto e laboratori di falegnameria e costruzione di “Riciclattoli”, giocattoli fatti con materiali di recupero.
Il progetto insomma è stato plasmato dalle persone stesse che si sono succedute: Alberto Minazzi, il compianto fondatore di Legambiente Lombardia prima, da me dopo e da altri ancora. Quello che doveva essere un ostello e poi una casa, alla fine è diventato un luogo del “non finito”, acquistando un senso nella sua indefinitezza.
Oltre a essere un community hub, Casamatta è anche un avamposto di sperimentazione. Vista la scarsità di risorse, abbiamo rifatto il bagno, sistemato una cucina, portato degli arredi, tutto con materiali di scarto recuperati. Ho operato esattamente all’opposto di quello che fa normalmente un architetto, che parte dall’idea per poi trovare il materiale: io, da quello che molti considerano un rifiuto, ho pensato a come riutilizzarlo allungando il suo ciclo di vita».
Oltre al progetto Casamatta, nel 2019 ha co-fondato Re-sign, una start up innovativa che sperimenta proprio questo approccio circolare nel settore delle costruzioni. Quando ha iniziato nella sua attività a concentrarsi sulla sostenibilità nel settore edilizio e dell’architettura?
«Il mio interesse per la sostenibilità nel settore edilizio nasce dalle esperienze familiari e accademiche. Crescendo in una famiglia di artigiani edili ho sempre percepito l’importanza di ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni.
La mia tesi da geometra nel 2006, focalizzata sull’architettura bioclimatica, un tema innovativo per quegli anni, è stata un primo passo in questa direzione. Successivamente mi sono dedicato agli studi di architettura ambientale al Politecnico e poi architettura perché per me l’aggettivo “ambientale” o “sostenibile” non ha senso: l’architettura o è sostenibile o non è.
È stata però l’esperienza del riuso e del recupero dei materiali a Casamatta che mi ha portato a fondare Re-sign nel 2019 con l’obiettivo di promuovere un approccio circolare nel settore delle costruzioni».
Quali sono i principali vantaggi ambientali ed economici nell’utilizzare materiali da costruzione di recupero?
«L’utilizzo di materiali da costruzione di recupero offre vantaggi significativi sia dal punto di vista ambientale che economico. Innanzitutto, riduce la produzione di rifiuti ed evita l’estrazione di nuove risorse, contribuendo così alla conservazione dell’ambiente e alla lotta al cambiamento climatico. Inoltre, il recupero dei materiali consente di risparmiare sui costi di produzione e smaltimento dei rifiuti, rendendo l’edilizia più sostenibile dal punto di vista economico».
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