Cesare Catania, il Metaverso nell’arte
L’arte di Cesare Catania è un connubio di tradizione e contemporaneità. Pittore, scultore e ingegnere civile, Catania trae ispirazione da ambiti scientifici come la matematica, l’anatomia e la musica
Chi è veramente Cesare Catania?
«Cesare Catania è innanzitutto un sognatore. Il fatto di riuscire a sognare ad occhi aperti credo mi dia la possibilità di osservare la realtà con gli occhi del mio cuore. Non ci sono regole nell’osservazione. Le regole possono esistere nella tecnica esecutiva, su come si realizza un quadro o una scultura, ma sicuramente non esistono quando si sogna. È questa in generale la filosofia che guida il mio percorso artistico, un percorso che per definizione non deve mai essere completo. La voglia di ricercare, di scoprire e di sperimentare sono alla base di tutto quello che faccio».
Quanto ha influito nella tua carriera artistica la facoltà di ingegneria?
«Sicuramente molto. Il fatto di avvicinarmi alla realtà circostante con un processo di scomposizione, di analisi e infine di riclassificazione sia morfologica che cromatica deriva sicuramente da un processo mentale sviluppato durante un percorso accademico di tipo scientifico. E questo avendo un’idea di quello che sarà il risultato finale, ma senza focalizzare la mia attenzione sul prodotto artistico, bensì sul processo che lo genera; almeno in una prima fase. Solitamente questa interpretazione lascia sgomento negli occhi di chi l’ascolta ma, se riflettiamo attentamente, la matematica è l’arte di non fare i conti – almeno così insegnava il mio professore di analisi matematica più di 20 anni fa. Le scienze matematiche intese nella loro globalità ci insegnano ad osservare la realtà e a trovare una o più leggi che la governano senza focalizzare la propria attenzione sul risultato numerico finale, risultato che è più di interesse per la fisica che non per la matematica pura. In conclusione, se non avessi studiato ingegneria probabilmente sarei stato più attratto dal risultato finale del mio operato artistico; invece mi ritrovo ad essere spesso più attirato dal processo che lo genera».
Quando si parla di arte contemporanea a cosa pensi?
«Penso a un processo creativo che parte dall’osservazione della realtà, per poi passare come un fluido incandescente nella mente e nel cuore dell’autore e che infine sfocia in un’espressione artistica unica, personale e fuori dagli schemi convenzionali. In questo processo creativo la tecnica diventa secondaria rispetto al concetto che si vuole esprimere; sicuramente la prima è importante, ma la si dà per scontata a scapito di una valorizzazione del secondo».
L’arte digitale può essere considerata arte contemporanea?
«Assolutamente sì. Nella misura in cui l’arte digitale rispetta il processo creativo appena descritto, allora senza dubbio può essere annoverata ad arte contemporanea di seconda generazione, quella cioè che oggi sembra proiettarci verso il futuro e che fonda le proprie basi sulla tecnologia. E ciò anche quando l’arte digitale prende la propria ispirazione dall’arte tradizionale rivalutandone i contenuti e le espressioni, ma mantenendo ben salde le ispirazioni. Ovviamente non mi riferisco ad una semplice replica digitalizzata di un’opera tradizionale, bensì ad una reinterpretazione e ad una rivalutazione dell’opera stessa in chiave digitale».
Come il metaverso e gli Nft cambieranno secondo te la percezione del mondo dell’arte?
«In questo momento lo stanno già facendo. Il metaverso sta nuovamente insegnando a molti a sognare ad occhi aperti. E questa è la base per poter apprezzare l’arte, non solo come bene economico ma soprattutto come fonte emozionale. Dall’altra parte gli Nft hanno avvicinato un vasto pubblico, non squisitamente vicino all’arte contemporanea, inizialmente per curiosità legate alla speculazione finanziaria, successivamente per amore nei confronti di alcune creazioni artistiche digitali che si distinguono rispetto ai semplici Collectibles. Per intenderci, il fenomeno è sicuramente partito dalle “scimmiette” e dalla speculazione che c’è stata dietro; oggi invece la cripto arte ha saputo differenziarsi rispetto a quel genere di prodotto grafico, pur chiamandosi con lo stesso acronimo Nft. Gli Nft e il metaverso sono ancora in costante evoluzione e sicuramente sono destinati a modificare ulteriormente il modo in cui artisti, collezionisti, galleristi e appassionati fruiranno dell’arte contemporanea».