Cloov, pre-seed da 400mila euro
Cloov, fashion-tech startup, chiude un pre-seed round da 400mila euro per rivoluzionare il settore della moda
La piattaforma, nell’ambito dell’economia circolare, permette di allungare la vita dei vestiti e di contrastare il fenomeno del fast fashion
Cloov, fashion-tech startup milanese fondata da Olimpia Santella e Chiara Airoldi, ha chiuso un aumento di capitale da 400mila euro al fine di aggiungere nuove funzionalità al software proprietario, consolidarsi sul mercato italiano ed estendere il proprio servizio in Europa, in particolar modo nei mercati di Germania, Spagna e Nord Europa.
Nata grazie al profondo interesse delle sue fondatrici per le tematiche relative all’economia circolare e alla sostenibilità del settore fashion, Cloov ha sviluppato un software che permette a brand e multibrand di moda di lanciare in pochi mesi una piattaforma rental e di vendita second hand brandizzata.
Tra i sostenitori convinti delle esternalità positive che un abilitatore come Cloov può generare nell’industria della moda, spiccano figure di spicco nel settore, come Giuseppe Stigliano, CEO di Spring Studios, e realtà industriali di rilievo come Axxelera, veicolo di investimento del gruppo Innovando, società di investimenti italiana diversificata nel settore dell’economia circolare, del recupero dei materiali e dei carburanti alternativi.
Chiara Airoldi e Olimpia Santella, fondatrici di Cloov e rispettivamente Chief Operating Officer e Chief Executive Officer, hanno detto: “Siamo felici che il progetto di Cloov stia riscuotendo notevole interesse tra gli investitori.
Le recenti normative europee nel campo della sostenibilità del settore della moda imporranno un deciso cambio di passo per tutte le filiere e la piattaforma di Cloov può offrire una grande opportunità per tutti i brand di ridurre fattivamente gli impatti ambientali”.
Enrico Soffiati, CEO Rematrix, consorzio per il fine vita del tessile del gruppo Innovando, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di contribuire allo sviluppo di Cloov, una soluzione completa per estendere in modo efficace, sostenibile e concreto il ciclo di vita dei prodotti moda, a vantaggio dell’ambiente e con un impatto virtuoso sullo stile di consumo”.
Cosa può fare Cloov per tutti i brand della moda
Cloov si rivolge al mercato con una soluzione innovativa per aiutare i brand a introdurre nuove strategie di circolarità: allungare la vita dei capi, contrastando il fast fashion, rivelando una vision che guarda all’ambiente, all’educazione ai consumi, al potenziamento del valore dei prodotti capace di soddisfare più consumatori tramite il passaggio di proprietà tipico della sharing economy.
Per facilitare l’adozione di un modello circolare, Cloov offre un servizio end-to-end ai propri partner: creazione del sito di re-commerce in white label per il noleggio e/o il second-hand, gestione degli ordini e gestione dei processi logistici (incluso lavaggio e ricondizionamento).
La promozione di un’offerta circolare non è solamente spinta dalla richiesta dei consumatori, in particolare Gen Z e Millennials, ma anche dalla direttiva europea, Waste Framework Directive, che richiede ai players di moda di adottare misure per prevenire i rifiuti e ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi.
Ad oggi la startup lavora con diversi partner, pionieri di settore, tra cui Atelier Emé, parte del gruppo Calzedonia. Nel corso dell’anno, sono previsti altri importanti lanci con marchi italiani di grande tradizione.
Cloov è una Startup B2B2C che opera nel settore della moda come circular enabler, consentendo a brand e retailer di offrire direttamente ai propri clienti un servizio di noleggio e di vendita second-hand.
Per facilitare l’adozione di questo modello circolare Cloov offre un servizio a 360 gradi alle aziende di moda: (i) creazione del sito web in white label personalizzabile per il noleggio e/o il second-hand (ii) gestione degli ordini e mantenimento della piattaforma (iii) gestione dei processi logistici, inclusi lavaggio e riparazioni.
La promozione di un’offerta circolare non è solamente spinta dalla richiesta dei consumatori, in particolare Gen Z e Millennials, ma anche dalla direttiva europea, Waste Framework Directive, che richiede ai players di moda di adottare misure per prevenire i rifiuti e ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi.
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