Comuni sostenibili in rete
La Rete dei Comuni Sostenibili collega economia, ambiente, scienza e società. Crea reti, promuove idee e punta i riflettori sui comuni virtuosi
Nata a gennaio del 2021, conta oggi 93 comuni, città metropolitane e province aderenti e oltre 350 realtà hanno manifestato interesse. Il suo obiettivo è accompagnare i comuni al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) dell’Agenda 2030 e del BES – Benessere Equo Sostenibile con strumenti e pratiche innovative, concrete e virtuose. Ne abbiamo parlato col suo presidente, Valerio Lucciarini De Vincenzi.
Come è nata l’idea dell’associazione?
«L’idea nasce dalla volontà di rendere protagonisti i comuni italiani virtuosi rispetto ai 17 obiettivi di sostenibilità di Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei 12 obiettivi del Benessere Equo Sostenibile. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i governi locali sono fondamentali per raggiungere più di 100 dei 169 target dell’Agenda 2030, ma i comuni hanno bisogno di essere supportati e sostenuti.
Abbiamo lavorato due anni a questo progetto con ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, per creare un set di indicatori su tutti gli ambiti della sostenibilità economica, sociale e ambientale e aiutare i comuni a misurare l’efficacia delle proprie politiche relativamente ai 17 obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite. Si tratta di uno strumento unico in Italia e tra le poche eccezioni a livello europeo».
Quando un comune può entrare nella rete ed essere definito sostenibile?
«La rete è aperta a tutti i comuni italiani, a prescindere dalla dimensione in termini di popolazione, dalla collocazione geografica e dal colore politico dell’amministrazione comunale, ma anche all’adesione di unioni di comuni, province, città metropolitane e regioni. Non si tratta di un network che stila classifiche: basta la semplice adesione per dimostrare di essere un comune con una responsabilità civica sulla sostenibilità».
Secondo il rapporto ASviS 2023 sullo sviluppo sostenibile siamo lontani dal conseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 e non siamo sul “sentiero giusto”. Rispetto al 2010 per 8 dei 17 obiettivi si registrano contenuti miglioramenti, per 6 la situazione è peggiorata e per 3 è stabile. A che punto siamo con il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030?
«Stiamo registrando una lontananza rispetto ai traguardi che devono essere raggiunti entro il 2030. Siamo indietro perché vi è una mancanza di premialità rispetto agli amministratori locali che hanno come obiettivo della loro pianificazione il tema della sostenibilità. Un comune che si impegna a farsi monitorare annualmente attraverso indicatori scientifici certificati dovrebbe poter giovare di una premialità di carattere finanziario o di qualsivoglia misura».
Quali sono gli ambiti in cui bisogna maggiormente intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del modello di sviluppo?
«Gli ambiti sono molteplici. Quello che è fondamentale è creare sinergie per prevenire situazioni di povertà e di fame, generare partnership per una maggiore capacità gestionale sulle politiche attive economiche, guardare alla crescita e allo sviluppo senza limitazioni sui temi della sostenibilità. Tendere a un piano regolatore zero significa poi attivare un percorso più responsabile e consapevole sui principi della sostenibilità».
La vostra ultima proposta è quella di inserire la sostenibilità negli statuti comunali.
«La salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle future generazioni, il concetto di sviluppo sostenibile sono entrati nei principi fondamentali della costituzione italiana. Ora tocca ai comuni inserire questi principi negli statuti comunali. Si tratta di un atto simbolico, un riconoscimento di carattere istituzionale che va nella direzione dello sviluppo di una pianificazione amministrativa cosciente, consapevole e responsabile».
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