• 02/12/2024

Hurrah- Dare trasparenza a un mercato “imperfetto”

 Hurrah- Dare trasparenza a un mercato “imperfetto”

Guido Vimercati

Guido Vimercati, fondatore di Hurrah società Benefit. Collabora con Italia Economy. Esperto di WEB recruiting è stato il primo partner di Linkedin e Indeed in Italia. Da questo numero avvia una collaborazione con ItaliaEconomy sulle tematiche del lavoro e della CSR

Il mercato perfetto, concetto noto in economia, è un mercato dove domanda e offerta sono completamente trasparenti e note a tutti i soggetti di quel mercato, e quindi si tende a un perfetto equilibrio.

Se parliamo di mercato del lavoro in Italia, non può sfuggire il tema del mismatch tra percorso di studio e successivo ambito lavorativo, le aziende faticano a trovare candidati idonei e i neodiplomati faticano a trovare una collocazione coerente con le aspettative, alimentando la schiera dei sottoccupati, nel peggiore dei casi disoccupati, nel migliore, cervelli in fuga; un danno per tutto il sistema paese anche in termini di mancate opportunità. Perché?

C’è un problema di orientamento, gli studenti non hanno strumenti per scegliere il percorso di studi con consapevolezza; cosa accade dopo quel diploma? C’è un problema di trasparenza del mercato, spesso i ragazzi non sanno nemmeno cosa c’è di interessante da fare, quali corsi, quali occupazioni. C’è anche un problema strutturale del sistema formativo. L’Italia è in ultima posizione in Europa, 27% per disoccupazione di neodiplomati, invece la quota di 30-34enni con titolo terziario è al 27,8% contro la media Europea del 41%, un dato aggravato dal saldo negativo di neodiplomati verso l’estero. La formazione terziaria in Italia non è competitiva, gli studenti esteri nei paesi europei aumentano in media del 5,5% all’anno, in Italia aumentano del 2,7% (Fonti: OCSE, Eurostat e Istat).

Servono soluzioni per sintonizzare l’offerta formativa con il mercato del lavoro a livello internazionale, per migliorare il job placement degli studenti già durante il percorso formativo, e in questo modo non solo migliorare il rating degli atenei e la loro attrattività verso gli studenti in ingresso, ma anche soddisfare le richieste delle aziende con risorse preparate e in grado di generare innovazione. Le Università italiane raramente dialogano con aziende al di fuori della provincia. In questo contesto la recente riforma degli ITS e i fondi del PNRR costituiscono una grande opportunità che non va sprecata.

Veniamo al tema della trasparenza del mercato del lavoro. Ci sono diverse soluzioni e progetti che vanno in questa direzione. La Comunità Europea ha lanciato in due fasi il progetto ESCO: European Skill Competence & Occupation. Nella prima fase l’obiettivo è stato quello di “omogeneizzare” le occupazioni (lavori, posizioni, mestieri) e le competenze richieste da ciascuna di esse, per tutti i paesi d’Europa. Nella seconda fase del progetto, tutt’ora in corso, l’obiettivo è quello di collegare le competenze fornite dagli istituti di formazione professionale, formazione di terzo grado e formazione avanzata, con le competenze richieste dalle varie occupazioni a livello europeo. Lo scopo è quello di favorire l’interscambiabilità di risorse e la mobilità soprattutto tra studenti e neodiplomati, all’interno dei paesi membri.

In questo contesto ci sono diverse iniziative e diversi player impegnati nella ricerca di soluzioni, dai colossi internazionali del recruiting, fino a giovani start up.

La ricerca punta principalmente a superare i problemi di linguaggio tra domanda (annunci di lavoro) e offerta (curricula), il cosiddetto skill matching. Ci sono soluzioni che si concentrano sull’efficientamento del processo di recruiting, attraverso parser (lettura e classificazione di CV), video interviste e sistemi di gestione delle candidature (Applicant Tracking System) o attraverso sistemi sofisticati di intelligenza artificiale (ricerca semantica e matching CV-Annunci su parole chiave).

Diverse start up puntano sul superamento del Curriculum come strumento di profilazione. Io per primo sono sostenitore del fatto che, soprattutto per un giovane che ha poca esperienza per definizione, abbia un grande peso la motivazione a fare un certo lavoro, e certamente il vecchio CV non è lo strumento adatto a rappresentarla.

Sono ancora poche anche le soluzioni che, seguendo la traccia del progetto europeo ESCO, mettano in relazione domanda e offerta di lavoro a livello internazionale, anche i grandi player globali del web recruiting (ad es. Linkedin, Indeed) operano attraverso società locali, eppure, soprattutto per i giovani, la territorialità è spesso irrilevante e la mobilità all’interno della Comunità Europea è estremamente facilitata. Poche anche le iniziative innovative che affrontano il tema della trasparenza tra chi “produce candidati”: scuole, università, accademie, e chi li cerca.

L’auspicio, viste le ampie possibilità offerte dalle tecnologie digitali, è quello di vedere realizzato un “market place europeo” di corsi e lavoro dedicato ai giovani, capace di mettere in relazione domanda e offerta e rendere questo mercato, se non perfetto, “meno imperfetto”.

Per approfondimenti: Hurrah

Redazione

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