Fai di più con meno, così l’innovazione è sostenibile
La storia della Botta EcoPackaging inizia nel 1947 con la signora Alfonsina che faceva scatole nella cantina di casa per provvedere alle esigenze della famiglia. Oggi l’azienda, giunta alla terza generazione, è tra le poche imprese italiane inserite nella lista dei “Europe’s 100 Digital Champions” del Financial Times come esempio virtuoso di innovazione ed è diventata un punto di riferimento per il packaging sostenibile molto prima che la sostenibilità divenisse l’imperativo categorico dell’industria 4.0. Ne abbiamo parlato con Lara Botta, chief innovation officer e business development manager della Botta EcoPackaging
A presiedere l’azienda produttrice di scatole e imballaggi in cartone ondulato, con sede a Trezzano sul Naviglio, è Floriano Botta, imprenditore nel settore cartotecnico dai primi anni ’60, ma oggi ad affiancarlo ci sono i suoi figli: Flavio che si occupa della direzione commerciale dell’azienda e Lara, specializzata nell’innovazione digitale e nello sviluppo aziendale.
Proprio a lei abbiamo chiesto di raccontarci la storia dell’azienda di famiglia, alla quale è tornata dopo avere trascorso un lungo periodo di formazione all’estero, prima in Scozia dove consegue un master in sociologia dei generi all’Università di Edimburgo, poi a Londra, alla Roche, azienda farmaceutica multinazionale dove inizia la sua carriera e infine in Svizzera, casa madre dell’azienda. Un ritorno che è sempre stato nei progetti di Lara, ma che aveva bisogno di essere preceduto dall’esplorazione di un’altra realtà e dalla sperimentazione di un altro contesto culturale, sociale e professionale.
«Ho ritrovato un paese nuovo – racconta Lara – l’ho visto con gli occhi di un’adulta che aveva maturato un’esperienza professionale, non solo all’estero, ma anche in una multinazionale dove gli sviluppi di carriera, la competizione, il rapporto con le persone è assolutamente diverso rispetto a quelli esistenti all’interno di una piccola-medio impresa, dove però è possibile vedere l’impatto che hai nella tua azienda, l’apporto personale che riesci a dare. Sono tornata col desiderio di traslare quanto avevo appreso negli anni, mettere in discussione lo status quo, ma per migliorare e crescere. Così mi sono specializzata in business development, l’innovazione è il mio campo, le esigenze di mercato cambiano e noi dobbiamo cambiare con loro. Così abbiamo iniziato ad aprirci all’esterno con l’intento di cogliere tutte le opportunità possibili, implementare l’e-commerce e – cosa di cui vado molto fiera – progettare il packaging sostenibile, non ora, ma già 6/7 anni fa, quando di sostenibilità non parlava ancora nessuno».
Le scatole in cartone ondulato sono tra gli imballaggi meno costosi a disposizione, tra i più utilizzati e sono semplici da riciclare. Una scelta, quella ecologica, che sempre più persone apprezzano. Quest’attenzione al green ha fatto sì che Comieco, il Consorzio Nazionale Italiano per il Recupero ed il Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica nel 2019 conferisse all’azienda l’importante riconoscimento di “esperti di packaging sostenibile”.
«Lo consideriamo un risultato importante per il lavoro di ricerca che da anni svolgiamo nell’ambito dell’innovazione e del green». Nel 2020, inoltre, a Lara Botta è stato riconosciuto il premio “TecnoVisionaria” per aver interpretato l’economia circolare attraverso l’innovazione, avvalendosi della filosofia della “Frugal Innovation”. Di che si tratta?
«Non servono ingenti capitali per innovare, spesso questo finisce per rappresentare l’alibi per restare piccoli. Innovare riguarda soprattutto la forma mentis, ovvero riuscire a pensare fuori dalle righe. In India si parla di innovazione frugale: “fai di più con meno” e così riescono a fare innovazione. Anche in Italia dobbiamo provare a raccogliere questa sfida e non fermarsi al fatto che siamo “eccellenti” perché questo può facilmente trasformarsi in un limite. Cinquant’anni fa occorrevano 67 secondi per cambiare le gomme durante una gara automobilistica, sembrava il top, ma oggi si fa in 3 secondi».
Un altro tema che ha visto un notevole impegno di Lara Botta negli ultimi anni è quello verso la diversity, la parità di genere, l’importanza di far conoscere ai ragazzi, ma soprattutto alle ragazze, le opportunità che offrono i corsi di laurea scientifici e tecnologici. «I giovani cercano lavoro che non trovano, le aziende cercano competenze che non ci sono. Occorre mettere in comunicazione questi mondi. Nel 2025 verranno creati 7 milioni di posti di lavoro in area Stem, dove la presenza femminile è ancora bassa in virtù dell’errata convinzione che i maschi sono più portati per le materie scientifiche. Il gender gap è ancora molto alto, occorre fare molto lavoro in questo senso».
Come vede il futuro Lara Botta?
«Complesso e non lineare. Per affrontarlo innovarsi è fondamentale. Diversificare il portafoglio clienti, essere pronti sempre con un piano B, ma anche C, D…per virare ed essere più fluidi nell’incertezza».