Giovani e agricoltura, innovazione e sostenibilità
Intervento di Carlo Basilio Bonizzi, segretario della Casa dell’Agricoltura
Il ritorno all’agricoltura dei giovani non è un fenomeno recente. Nuove opportunità e nuove professionalità per un mercato che cresce. Ce ne parla Carlo Basilio Bonizzi, segretario della Casa dell’Agricoltura
Il lavoro dei giovani in agricoltura si presenta con contraddizioni, con momenti di rilievo per tornare ad altri di difficoltà, è sostenuto esplicitamente dalle politiche agricole comuni, è tendenza evidente che tuttavia non consente ancora un recupero organico della riduzione totale delle imprese agricole, né tantomeno una sostituzione della costante riduzione di occupazione agricola, autonoma e dipendente.
A questo proposito dobbiamo attenderci ancora per i prossimi anni una continua riduzione delle imprese agricole dovuta a cause diverse, sia quantitative (elevata età degli attuali conduttori) sia qualitative (una ruralità disagevole in diverse aree del Paese che impedisce una permanenza nel tempo di operatori agricoli attivi ed in continuità) che al momento il trend di ingresso di giovani certamente non riesce a riequilibrare.
Per quanto riguarda i giovani in agricoltura, infatti, se non siamo di fronte a numeri che possano modificare nel profondo il quadro della odierna struttura della occupazione, non siamo neppure di fronte ad episodi isolati ed individuati. Certamente taluni dati sono contraddittori rispetto alla tendenza in atto, ma l’agricoltura, per la sua parte, attrae e consente opportunità. Il fenomeno riguarda il nostro Paese, ma anche tutta la U.E.
Qualche dato di inquadramento che deriva dal 7° Censimento Agricolo, presentato lo scorso agosto e che riprendiamo per pochi dati significativi.
Le aziende agricole sono 1.133.023, occupano 12,5 mln di ha. di superficie agricola produttiva e un po’ meno di 16.5 mln di ha. di superficie totale. Sono per il 68.5 % uomini e il 31,5 % donne.
Le aziende con conduttori sotto i 35 anni sono 104.886 in riduzione rispetto al 2010 e rappresentano il 9,3 % di tutti gli imprenditori agricoli. Ma se consideriamo il Registro Asia – Agricola (il Registro Istat delle imprese ‘market oriented’) che raggruppa un universo di 403.000 aziende (2019), in esso sono comprese oltre 87.000 aziende condotte da imprenditori sotto i 35 anni pari ad oltre il 20%.
In sostanza il conduttore giovane di aziende agricole consolida la sua presenza rispetto a tutte le altre categorie anagrafiche perché ‘ha una marcia in più‘ nella gestione aziendale. Tutti i dati confermano: le aziende sono più grandi della media (18,3 ha. contro 9,9 ha. degli imprenditori over 35 anni), i terreni sono più spesso presi in affitto – il dato marca anche il carattere imprenditoriale della conduzione aziendale – (il 42 % contro il 18% degli imprenditori over 35 anni), esiste sempre una attività connessa, propende verso il bio o metodi di coltivazione controllati, è azienda digitalizzata (il 33,6% utilizza la digitalizzazione di prassi, contro il 14,5% degli imprenditori agricoli over 35 anni), è azienda innovativa (il 24,7% ha introdotto almeno una innovazione nell’ultimo anno contro il 9,7% degli imprenditori agricoli over 35 anni), frequenta la formazione (almeno un corso nell’ultimo anno il 46% contro il 27,2% degli imprenditori agricoli over 35 anni).
I dati in LOMBARDIA Il Sistema Agroalimentare della Lombardia, edizione 2021, che la Regione Lombardia offre agli studiosi ed a tutti gli interessati, offre un approfondimento sul tema dei giovani in agricoltura al capitolo 2. Dal testo riprendiamo aggiornate valutazioni che, in linea generale, riprendono i fenomeni di carattere nazionale ma ne accentuano taluni spetti. I dati mostrano “una riduzione assoluta e relativa delle imprese condotte da giovani sino al 2015 (dal 7,8% al 6,9% delle imprese totali), mentre nel 2016 e 2017 si è registrato un netto incremento di iscrizioni … seguito da un calo assoluto nell’ultimo triennio. I dati 2020, con 355 nuove iscrizioni pari al 33,8% delle iscrizioni totali, appaiono comunque buoni. Inoltre, la percentuale di imprese giovanili attive nel settore primario, pari al 7,7%, è uguale a quella nazionale, ma inferiore al dato lombardo di tutti i settori, pari al 9,2%“. Occorre sostenere l’ingresso di nuove leve agricole quale indicazione generale e sempre valida considerato che è prevedibile, andamento di rilievo nazionale come già sopra evidenziato e con carattere progressivo, la progressiva fuoriuscita di imprenditori anziani. Al livello giovanile particolarmente dinamici appaiono i settori dell’orticoltura, di tutti i settori dell’allevamento ad eccezione degli avicoli e delle imprese con attività miste. Viceversa il ricambio appare fortemente limitato nel settore della cerealicoltura ma ridotti ingressi di giovani vi sono anche nei settori della floricoltura e della viticoltura. Se si vuole poi considerare l’area agricola della città metropolitana di Milano infine, area fortemente agricola con oltre 900 imprese tutelata dalla presenza del Parco Agricolo Sud, è possibile riscontrare un forte dinamismo di organizzazione sovraziendale delle imprese, un collocamento dinamico presso il mercato urbano di prodotti, una attenzione particolare verso produzioni tutelate o regolate da disciplinari rivolte ad una domanda cittadina ed attenta, una presenza significativa di giovani agricoltori bene inseriti nel tessuto produttivo. A tutto ciò non manca poi la erogazione di servizi ecosistemici di ricreazione e tutela delle aree naturalistiche di ampia frequentazione cittadina con interessanti prospettive di sviluppo anche nel settore della agroforestazione. I giovani sono portatori di curiosità professionali e di azioni innovative. Non c’è confronto fra il modo professionale di ‘lavorare la terra‘ dei giovani rispetto ai propri ‘vecchi‘. Riassumendo: uso dei droni e del GPS per la lettura puntuale delle esigenze del terreno, digitalizzazione dei processi naturali e degli interventi meccanici e d’uso dei prodotti fitosanitari e di sostegno nella concimazione, gestione dei bilanci, robot di stalla, presenza in rete per produzioni, offerte e acquisizioni di informazioni, offerta di servizi diversi di ospitalità, di ricreazione, di servizi didattici, di frequentazione culturale delle aree agricole. Ed oggi con particolare attenzione, inevitabile peraltro, ai fenomeni connessi al cambiamento climatico. L’ agricoltura non si ‘può chiamare fuori da responsabilità‘ in tema di emissioni, ma ne soffre altrettanto se non di più, in particolare per quanto riguarda la carenza idrica, che nelle aree padane rappresenta una novità assoluta da pochi anni e che deve essere affrontata in modo puntuale ed innovativo badando alla revisione dei sistemi di irrigazione rivolti alla manutenzione di quello che esiste (da decenni), ma anche ad un uso che fa dell’acqua agricola una necessità, come è ovvio, ma anche una offerta ai sistemi di falda per garantire gli approvvigionamenti civili ed industriali. |
Per approfondimenti: Casa dell’Agricoltura