Heritage Tourism for All

Università di Bergamo
Insieme a Federica Burini, Flaminia Nicora e Sergio Iovino, scopriamo l’International School “Heritage Tourism for All”
Il turismo sta attraversando una profonda trasformazione, con un’attenzione crescente verso modell inclusivi e responsabili che garantiscano accessibilità per tutti. In questo contesto, l’International School “Heritage Tourism for All”, guidata dall’Università di Bergamo in collaborazione con lo Heritage International Institute, si propone di preparare una nuova generazione di esperti.
Grazie a un approccio multidisciplinare, la Scuola mira a superare le barriere fisiche e immateriali, rendendo il patrimonio culturale uno spazio condiviso e fruibile da chiunque, senza compromessi sull’identità e la conservazione.
Vediamolo insieme a Federica Burini, coordinatrice scientifica della Scuola e geografa dell’Università di Bergamo, Flaminia Nicora, prorettrice all’internazionalizzazione dell’Università di Bergamo, e Sergio Iovino, Ceo dello Heritage International Institute.

Quali sono gli obiettivi principali dell’International School “Heritage Tourism for All”? Qual è la visione a lungo termine che si vuole promuovere in termini di turismo responsabile e inclusivo?
Federica Burini: «L’obiettivo principale dell’International School è quello di formare una nuova generazione di esperti che sappiano rendere il patrimonio culturale accessibile e fruibile per tutti, sviluppando un turismo pienamente responsabile e inclusivo.
Attraverso un programma interdisciplinare, la Scuola prevede di insegnare non solo le competenze tecniche per superare barriere fisiche e immateriali, ma anche di diffondere una mentalità orientata al valore imprescindibile dell’accessibilità.
La nostra visione a lungo termine va oltre il singolo intervento e punta a un turismo che abbia un approccio progettuale inclusivo in ogni fase, per garantire che chiunque possa avere accesso al patrimonio tangibile e intangibile, indipendentemente dalle proprie capacità o vulnerabilità».
In che modo l’approccio transdisciplinare adottato dalla Scuola contribuirà ad affrontare le sfide della conservazione e accessibilità del patrimonio culturale?
Federica Burini: «L’approccio transdisciplinare rappresenta la nostra risposta alle complesse sfide della conservazione e dell’accessibilità del patrimonio culturale. La natura stessa del patrimonio richiede competenze diversificate per essere gestita in modo efficace.
Coinvolgendo esperti in diverse discipline – dall’architettura al digitale, dal diritto allo studio dei territori, all’analisi del turismo – il nostro programma prepara i partecipanti ad affrontare i problemi da molteplici prospettive.
Questo approccio non si limita alle conoscenze teoriche, ma sviluppa competenze pratiche e strategiche, per esempio elaborando delle proposte progettuali all’interno delle attività di project work declinate su esempi specifici di patrimonio culturale del territorio bergamasco, come la Valle di Astino».
Quale ruolo ha l’Università di Bergamo in questo progetto e come si colloca questo impegno nel contesto delle altre attività di internazionalizzazione dell’ateneo?
Flaminia Nicora: «L’Università degli Studi di Bergamo è il principale promotore dell’iniziativa insieme allo Heritage International Institute e ha ospitato gli incontri in presenza dal 25 al 29 novembre nelle aule delle diverse sedi dislocate nel meraviglioso contesto di Città Alta, come il complesso di Sant’Agostino e la sede del Rettorato presso il palazzo Terzi di via Salvecchio, così come ha coordinato gli incontri telematici a distanza fino al 20 dicembre, grazie a una proposta avviata all’interno del Dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere, in collaborazione con il prorettorato all’internazionalizzazione.
Questo impegno si inserisce perfettamente nelle politiche di internazionalizzazione dell’Università: con la fortuna di ricevere professori da diversi Paesi del mondo e anche i partecipanti che hanno risposto alla nostra call sono di diverse nazionalità. Questo progetto rafforza, quindi, il posizionamento dell’Università come punto di riferimento per la ricerca e la formazione nel turismo accessibile a livello internazionale».
Come si è sviluppata la collaborazione tra l’Università di Bergamo e l’Heritage International Institute? E quali sinergie vi aspettate da questo partenariato?
Sergio Iovino: «Lo Heritage International Institute si è rivolto all’Università degli Studi di Bergamo, al fine di affinare la collaborazione in particolare sui temi che legano lo heritage al turismo.
L’Università ha risposto con entusiasmo ed è stato approvato un protocollo di intesa, firmato durante la cerimonia di apertura della International School il 25 novembre, al fine di collaborare per promuovere la cultura dell’attenzione al patrimonio culturale materiale e immateriale, anche studiando forme di turismo responsabile e accessibile a livello globale in stretta relazione con il patrimonio culturale dei territori.
Entrambe le istituzioni riconoscono l’importanza di formare professionisti che sappiano valorizzare e rendere accessibile il patrimonio materiale e immateriale. Ci aspettiamo che questa sinergia favorisca lo sviluppo di progetti concreti, come per esempio un progetto pilota sulla Valle d’Astino che ha ottenuto dal Consiglio d’Europa il Premio Paesaggio d’Europa 2021 – Landscape Award of the Council of Europe, per lo splendido ambito ambientale e monumentale incastonato nel cuore della città di Bergamo.
Ciò consentirà di amplificare l’impatto della Scuola a livello internazionale, con pratiche e risultati replicabili in altri contesti».
In che modo la Scuola intende coinvolgere le comunità locali nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, rispettando le identità culturali?
Federica Burini: «La Scuola intende coinvolgere attivamente le comunità locali attraverso un approccio partecipativo. Per la parte in aula, il programma prevede incontri e tavole rotonde con rappresentanti di istituzioni pubbliche e private anche del territorio, che mettono in collegamento e sinergia gli studenti e la comunità.
Per la parte progettuale, inoltre, i partecipanti collaboreranno con istituzioni impegnate nell’accessibilità del territorio, per promuovere un approccio “for all” anche per la Valle d’Astino, identificando soluzioni che rispondano anche alle necessità specifiche della comunità e che contribuiscano a rafforzare il senso di identità e di appartenenza al patrimonio culturale.
Inoltre, una giovane dottoranda bergamasca che sta svolgendo un Dottorato all’Université Paris Sorbonne sarà la tutor della Scuola, così da aprire opportunità anche per i giovani ricercatori del territorio».