• 14/12/2024

Il binomio innovazione e sostenibilità

 Il binomio innovazione e sostenibilità

Daniele F. Bignami

Con Daniele F. Bignami, Head of Multilateral and Territorial Initiatives, Fondazione Politecnico di Milano, parliamo di sostenibilità ambientale

Valorizzare i territori applicando sistemi di sostenibilità ambientale è la sfida economica che deve essere ben studiata per una sua implementazione nei prossimi anni. Stiamo parlando di una nuova visione di imprese e, soprattutto, di una innovata valorizzazione dei territori, dai quali è possibile ricavare benefici significativi.

Come valorizzare la sostenibilità dei territori?

«Un approccio improntato alla sostenibilità è ormai imprescindibile per qualsiasi progettualità si decida di intraprendere. Non solo tutti i programmi di finanziamento, siano essi regionali, nazionali, europei o internazionali, ormai lo richiedono, ma i territori stessi la chiedono, sotto le molteplici componenti che la compongono, a partire da quella ambientale, sociale ed economica.

Per gli amministratori locali, trascurare questi aspetti significherebbe alta probabilità di fallimento delle iniziative. È per questo motivo che la sostenibilità, per cogliere i frutti che può dare ed evitare dolorose inefficienze, va collocata fin da subito all’interno del percorso di costruzione dei progetti e deve collocarsi lungo tutto il ciclo di vita della sua attuazione. In questo modo non risulta più il costo di un’attività “aggiuntiva” indesiderata o cui ottemperare “perché bisogna”, ma diventa un volano in grado di restituire ritorni importanti non solo nel medio-lungo periodo.

Considerare la sostenibilità sin dalle fasi inziali del concept dei progetti favorisce la qualità dei progetti stessa e questa qualità viene percepita rapidamente da tutti i portatori di interesse coinvolti (cittadini, imprese, associazioni), generando in breve tempo consenso, voglia di emulazione, coinvolgimento, attivando le forze migliori della società».

In che modo realizzare sinergie economiche per valorizzare sia i territori sia i prodotti di quell’area geografica?

«Il “trucco”, se ci si pone l’obiettivo di realizzare sinergie, è quello di puntare su progettualità multidisciplinari, che coinvolgano professionalità trasversali in grado di cogliere gli aspetti comuni, gli elementi di collegamento e le peculiarità specifiche di ogni componente del progetto; e che siano in grado di integrare eventuali lacune, completando il quadro necessario per costruire progetti completi. Prodotti e territori spesso non sono entità disgiunte, li accomunano frequentemente aspetti storici, sociali, geografici ed economici (per esempio fattori competitivi di filiera)».

Quali sono le nuove frontiere economiche dei territori?

«Circoscrivendo il tema a quella che è l’esperienza della Fondazione Politecnico di Milano in questi ultimi anni, senza quindi avere la pretesa di restituire un quadro valido per ogni contesto, e sottolineando che le frontiere economiche possono vedere i territori agire “in difesa” delle proprie economie esistenti oppure “in attacco” per espandere le proprie potenzialità, rileviamo alcuni temi più di altri: la gestione della risorsa idrica, la valorizzazione/gestione dei beni culturali, la difesa dalle calamità (alluvioni e terremoti, ma non solo), il monitoraggio e la gestione smart delle infrastrutture, le strategie territoriali, commerciali e turistiche integrate tra iniziativa pubblica e privata, la protezione dell’ambiente, la cura della salute e del benessere delle persone, la formazione e l’aggiornamento professionali, anche attraverso le potenzialità della digitalizzazione delle informazioni e dei processi».

L’innovazione e la sostenibilità che ruolo assumono nell’economia italiana?

«Ovviamente a questa domanda non si può che rispondere partendo dal proprio punto di vista personale. Semplicemente: senza non si può immaginare un paese che non si riduca semplicemente a consumare il proprio capitale di ricchezze e competenze accumulato nel passato.

L’Italia è un Paese che in diversi frangenti della propria lunga storia ha guidato l’innovazione e la sostenibilità (da intendersi in senso ampio). Sarebbe folle rinunciare a essere noi stessi. Ma in fondo è facile. Basta essere noi stessi. Inseguire le idee nuove e curarne bene la crescita e la realizzazione».

La sostenibilità quando diventa un valore aggiunto a beneficio delle imprese dei territori?

«Anche questo tema è molto ampio. Sottolineerei l’importanza che ha nel dare stabilità al business, alle attività economiche, permettendo agli imprenditori di programmare la propria crescita e la stessa innovazione.

Cosa che è possibile se non si subiscono i tempi e gli eventi, ma se li si è anticipati e si è capaci di mantenere l’iniziativa nel proprio settore economico, non di subirla. E questo è possibile proprio grazie alla maggior conoscenza che deriva dall’aver pensato fin dall’inizio in maniera sostenibile, che nei fatti significa aver fatto prevenzione rispetto a eventi indesiderati che potrebbero colpire».

Come rivoluzionare il paradigma economico introducendo la sostenibilità dei territori?

«Puntando sulle persone; quindi, sulle competenze, sulla conoscenza e sull’esperienza; valorizzando il fattore umano, l’unico in grado di compiere le scelte giuste negli ambiti tecnologico, ambientale, finanziario, human resources».

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Francesco Fravolini

Giornalista professionista, SEO Copywriter, videomaker e fotoreporter

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