Il circuito più veloce del mondo è il motore del turismo monzese

L’Autodromo Nazionale di Monza è il secondo autodromo più antico al mondo ancora in funzione, dopo Indianapolis. Costruito nel 1922 in soli 110 giorni, è uno dei circuiti più longevi nel calendario di F1, nonché il più veloce del campionato. Per questo, è anche conosciuto con l’appellativo de “Il Tempio della Velocità”. L’Autodromo monzese però, non corre soltanto in pista, viaggia a pieno ritmo anche sui social: nel 2021 infatti, è diventato il circuito italiano più seguito su Instagram
Intervista a Giuseppe Redaelli (presidente Autodromo di Monza)

È un impianto da capogiro, capace di ospitare più di 130mila persone (in totale), generando un indotto annuale sul territorio lombardo di 125 milioni di euro. Senza dubbio è il cuore pulsante del turismo monzese. E nel 2022 si appresta a festeggiare i suoi primi cento anni di storia.
Della storia dell’autodromo, del suo potenziale economico per il territorio e di vittorie memorabili, Lombardia Economy ha parlato con il presidente, Giuseppe Redaelli.
L’inaugurazione dell’autodromo di Monza risale al 1922. Perché si è scelta proprio la Brianza per costruirlo?
«Innanzitutto la prima nota importante da ricordare è che l’Autodromo nasce a opera di Arturo Mercanti, direttore dell’Automobile Club di Milano, nonché l’organizzatore del primo Gran Premio d’Italia, sul circuito di Montichiari, vicino a Brescia, nel 1921. Proprio in quell’occasione, Mercanti si rese conto che non era possibile organizzare competizioni di importanza anche internazionale su strade aperte. Era necessario trovare dei circuiti al chiuso in cui poter adottare tutte le misure di sicurezza necessarie e offrire alle case produttrici di auto il luogo idoneo per testare le proprie macchine. La scelta di Monza è avvenuta a seguito della selezione di altri territori. Una delle zone in ballottaggio era quella che oggi ospita l’aeroporto di Malpensa.
Ci sono state probabilmente da un lato ragioni di carattere industriale, considerato che le prime grandi iniziative del settore automobilistico, all’epoca, venivano organizzate nell’hinterland di Milano. Dall’altro, c’era la necessità di valorizzare e tenere in vita il Parco di Monza, che a seguito della morte del re, era praticamente caduto in disgrazia, finendo in mano all’Opera Nazionale dei Combattenti. Un insieme di concause quindi, che hanno poi fatto anche la fortuna di Monza, grazie al lustro mondiale che l’Autodromo le ha restituito».
Quando è stato definito il “Tempio della velocità”?
«È stato il circuito più veloce del mondo, grazie anche all’anello dell’alta velocità che ha consentito di registrate record mai visti altrove. È proprio in questo contesto che l’Autodromo di Monza è stato definito il “Tempio della velocità”, un appellativo che si è diffuso dapprima tra gli addetti ai lavori, per poi diventare il suo secondo nome tra i fan di tutto il mondo».
L’Autodromo porta il nome di Monza sulle bocche di tutto il mondo. È il fulcro dominante del turismo monzese. A tal proposito, a quanto ammonta in media l’indotto generato dal Gran Premio, tra hotel, ristoranti, trasporti e shopping?
«I dati più attendibili che abbiamo al momento sono quelli del 2019. Secondo il Rapporto di Comunità, commissionato dall’Autodromo Nazionale Monza, sul contributo economico, sociale e ambientale del Circuito a favore del territorio (non specifico sulla gara di Formula 1, ma su tutte le attività dell’Autodromo), l’impatto complessivo a livello locale è stato di 125,5 milioni di euro. Si tratta di numeri legati non solo alla presenza degli spettatori, ma anche a tutte quelle attività che si celano dietro all’organizzazione del Gran Premio e di tutte le altre gare che si svolgono in Autodromo. Basti pensare al personale dei team, agli operatori tecnici che seguono le gare e che arrivano anche una settimana prima della competizione, per occuparsi dei lavori di preparazione.
Sicuramente l’Autodromo è una risorsa economica importante che non si limita alle competizioni, considerato che al suo interno vengono organizzate anche attività di formazione. Esiste infatti una scuola che forma meccanici per gare sportive e ci sono anche eventi aperti al mondo delle imprese. Insomma, con gli anni si sta trasformando sempre più in un luogo polifunzionale che può portare a indotti sempre più elevati».
Qual è stato invece il bilancio economico per il 2021, con la pandemia ancora in corso e una capienza per gli eventi ridotta al 50%?
«Purtroppo dal punto di vista economico il 2021 è andato peggio del 2020, perché la presenza limitata di pubblico (numero di spettatori presenti nei tre giorni: 46.000) non è stata sufficiente a compensare il maggior onere organizzativo, rispetto all’anno precedente senza pubblico. Paradossalmente, nel 2020, con un lockdown totale, Formula Uno non ha preteso il pagamento di una fee, mentre nel 2021, anche se con una capienza ridotta del 50%, lo ha richiesto al 100%. Per i promoter è stato un problema importante che ha aggravato la situazione finanziaria, rispetto al 2020».
Quali sono invece le previsioni per settembre 22, considerato che sarà anche l’anno del Centenario?
«Possiamo dire in generale che, nei vari autodromi per tutte le gare di Formula Uno già organizzate e quelle più immediatamente in programma si stanno già registrando sold out. C’è un gran fermento, molto interesse da parte dei tifosi a tornare a vedere i propri idoli in pista e questo anche grazie all’effetto Ferrari ai vertici della competizione. Dal canto nostro, senza essere troppo ottimisti, ma assolutamente realisti, considerato che abbiamo aperto le vendite da una ventina di giorni, possiamo dire che la risposta è stata decisamente molto vivace. Ciò fa ben pensare che potremo presto raggiungere, quanto meno, i vecchi numeri».
Nel corso della lunga storia dell’Autodromo sono stati effettuati diversi importanti lavori di ristrutturazione, che ne hanno cambiato la fisionomia. Per il centenario sono in arrivo dallo Stato, nell’ambito della Manovra Finanziaria, 20 milioni di euro in 2 anni. Quali interventi verranno effettuati prioritariamente? Esiste già un cronoprogramma?
«Innanzitutto è doveroso comunicare le cifre totali messe a disposizione, perché questi 20 milioni sono la ciliegina sulla torta. Prima di questi ultimi, il Governo e Regione Lombardia ne hanno messi a disposizione altri 50. Si tratta di somme importanti, anche se non raggiungono ancora il tetto che avevamo ipotizzato. Sicuramente l’attenzione massima di ACI, in questo momento, è per i lavori sulla pista e per la messa in sicurezza delle parti riservate al pubblico. Si tratta però di attività che richiedono tempi lunghi, poiché possono essere effettuate soltanto a stagione ferma. Se ne riparlerà pertanto a fine 22, inizio 2023.
E prima ancora di iniziare, non bisogna dimenticare tutto il capitolo, estremamente importante e pesante, delle procedure: dobbiamo infatti attenerci alle procedure per l’affidamento di appalti europei, che sono piuttosto lunghe. Ciò non toglie, che nel mentre ci si possa dedicare a delle altre iniziative di miglioramento della struttura».
Per settembre 2022 quindi, vedremo già dei primi cambiamenti?
«Al momento è realmente difficile dare informazioni certe, possiamo però dire che un po’ di carne al fuoco c’è. Resta da capire se riusciremo a portarla a cottura».
Considerato che l’autodromo è un campo di vittorie memorabili e che a settembre si celebrerà il centenario, le chiedo: quale vittoria, ancora oggi, riecheggia nella storia del Gran Premio?
«In questo momento particolare della storia del nostro Autodromo, mi piacerebbe portare il ricordo più recente di tutti: la vittoria di Leclerc, nel 2019. Credo che sia un po’ l’emblema di quello che potrebbe essere il 2022. Le competizioni a cui stiamo assistendo infatti, sono meravigliose, finalmente la Ferrari sta difendendo il suo onore. Penso sia proprio questa la vittoria più bella a cui pensare».
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