• 20/05/2025

Il design del futuro? Quello del rifiuto

 Il design del futuro? Quello del rifiuto

Davide Crippa

Il design del futuro è quello del rifiuto. NonSiButtaViaNiente, la start up innovativa che ha creato una rete di riciclo museale unica in Europa. Intervista a Davide Crippa, architetto e fondatore di NonSiButtaViaNiente

NonSiButtaViaNiente è la prima piattaforma di riciclo e sharing di allestimenti e giacenze museali, ispirata ai principi dell’economia circolare. Start up innovativa e società benefit, è tra i vincitori del bando InnovaMusei, promosso da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo. Il progetto annovera la partecipazione di Triennale Milano.

Davide Crippa, architetto di formazione e innovatore per scelta, tra i fondatori di NonSiButtaViaNiente, com’è nata la start up?

«La start up è nata dal bando InnovaMusei della Regione Lombardia, che cercava idee innovative legate alla transizione digitale per aiutare i musei colpiti dalla pandemia. Noi abbiamo invece focalizzato l’attenzione sull’economia circolare, lavorando quindi sulla transizione ecologica, ma utilizzando una piattaforma digitale con l’obiettivo di ridurre i costi degli allestimenti museali e trasformarli in opportunità di guadagno. L’analisi dei bilanci dei musei, in particolare della Triennale di Milano, ha rivelato che i costi di allestimento, spesso molto elevati, erano spesi senza recupero.

La piattaforma permette ai musei di scambiarsi oggetti e materiali, riducendo gli sprechi e creando una rete di riciclo museale. Il progetto ha avuto successo coinvolgendo più musei del previsto, 25 circa in 6 mesi, grazie anche alla risoluzione di problemi normativi e burocratici».

Quante sono oggi le realtà che fanno parte del network?

«Attualmente il network comprende circa 28 musei, ma il numero è probabilmente superiore considerando che sono entrate anche diverse associazioni del terzo settore. Il progetto è nato con l’obiettivo di coinvolgere musei lombardi e ha subito ricevuto molte richieste di adesione, non solo dai musei del territorio, ma anche da altri enti culturali fuori dalla Lombardia che trovano conveniente oltre che etico affittare beni attraverso la piattaforma piuttosto che rivolgersi a service.

Il modello di NonSiButtaViaNiente è stato testato e ha dimostrato la sua efficacia, tanto che è stato candidato e ha vinto premi anche a livello nazionale, come nel caso della collaborazione con l’Università Iuav di Venezia per la transizione ecologica. Ora la piattaforma è in una fase di ristrutturazione e ampliamento, puntando a diventare un progetto nazionale con il supporto di nuovi partner per gestire aspetti logistici e sostenibili».

Nella wunderkammer di NonSiButtaViaNiente si trovano giacenze, oggetti di allestimento e da collezione, materiali rigenerati, neo-materiali creati a partire dai rifiuti. Quali sono i prodotti più particolari?

«Tra i prodotti più particolari ci sono i neo-materiali creati dai rifiuti, che rappresentano un’interessante fusione tra design e sostenibilità. Ad esempio, una delle collaborazioni più innovative è stata con Cap, il gestore del servizio idrico integrato di Milano, che ha usato i rifiuti alimentari andati a male, come yogurt e latte, per produrre biogas.

Questo processo ha generato un problema di smaltimento dei contenitori inorganici, risolto creando un materiale simile al marmo di plastica. È il design dei rifiuti, che inventa soluzioni non ortodosse per rispondere a problemi non ordinari. Un altro esempio è la trasformazione dei fusti di birra della Carlsberg in panchine per il quartiere di Bovisa, con un impatto positivo anche sul piano sociale.

Inoltre, vi sono serie di oggetti realizzati con materiali di scarto provenienti da mostre e festival. Un esempio è la collezione “Lettering Civile” di installazioni luminose. Questi progetti non solo valorizzano i rifiuti, ma creano anche prodotti di design, dimostrando che la sostenibilità può essere integrata con l’innovazione e l’estetica».

NonSiButtaViaNiente è anche un fablab di progettisti per l’ideazione di mostre e allestimenti idonei ad arrecare il minor impatto possibile sull’ambiente. Come sta evolvendo il progetto?

«Il progetto sta evolvendo verso una maggiore offerta di servizi di progettazione sostenibile. Stiamo sviluppando un abaco di soluzioni pronte all’uso per facilitare l’adozione di pratiche ecologiche da parte di progettisti e allestitori, rendendo la sostenibilità un’opportunità economica. Inoltre, collaboriamo con enti europei e locali per introdurre normative che incentivino l’uso di materiali riciclati e pratiche sostenibili. Grazie al nostro fablab, testiamo e sviluppiamo nuove tecniche e materiali per ridurre l’impatto ambientale degli allestimenti.

Con l’introduzione di bilanci di sostenibilità obbligatori per gli eventi culturali, prevediamo un aumento significativo dell’uso della piattaforma, che a sua volta porterà a un maggiore impatto positivo sull’ambiente e sulle economie locali».

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Simona Savoldi

Giornalista e addetta stampa

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