Jelter, la boa tech che pulisce il mare

Emanuela Tarasco
Jelter, una boa tech a forma di medusa in grado di raccogliere le microplastiche dalle acque del mare, a beneficio dell’ambiente e della salute
Oggi le microplastiche rappresentano un’emergenza mondiale preoccupante: uno studio elaborato nel 2023 dal California State Water Resources Control Board afferma che a livello globale, e considerando solo lo strato più superficiale delle acque, galleggiano ormai tra gli 82mila e i 358mila miliardi di particelle di plastica, per un totale che va dagli 1,08 ai 4,8 miliardi di chili.
Le microplastiche, particelle di lunghezza inferiore ai 5 millimetri, mettono a rischio la salute dell’ambiente, degli animali e dell’uomo. Urge contrastare il problema, facendo ognuno la propria parte.
Da qui l’idea di Rebecca Raho, Emanuela Tarasco e Caterina Favella, 22 anni a testa, di dare a vita a Jelter (unione delle parole “jellyfish”, medusa, e “filter”, filtro), un sistema di boe sicuramente innovativo, anche perché oltre alla tecnologia chiama in causa la partecipazione attiva della community correlata attraverso l’app dedicata.
Come è nata l’idea di Jelter e qual è il vostro obiettivo principale nella lotta contro l’inquinamento marino?
«Jelter è il risultato del nostro interesse verso la salvaguardia dei mari. Dopo approfondite ricerche, abbiamo constatato il grave problema rappresentato dalle microplastiche per la salute umana. Tuttavia, è evidente che la consapevolezza riguardo a questi danni è ancora scarsa e poco diffusa.
Pertanto, abbiamo deciso di creare un’esperienza sostenibile che non solo sensibilizzi sul grande impatto ambientale delle microplastiche, ma che coinvolga attivamente l’utente in un viaggio immersivo e coinvolgente».
Qual è il processo di sviluppo che avete seguito dalla tesi in Product Design all’effettiva realizzazione del prototipo della boa medusa?
«Nel nostro processo di sviluppo abbiamo adottato il metodo del Design Thinking, che ci ha consentito di adottare un approccio interconnesso e flessibile fino alla fase di prototipazione. Durante questo percorso, ci siamo avvalsi della collaborazione di esperti provenienti da diversi settori per approfondire la comprensione del mondo marino e non solo».
Come funziona esattamente la vostra boa intelligente e in che modo si differenzia dagli altri progetti dedicati alla pulizia degli oceani?
«Jelter rappresenta un’innovativa soluzione per la pulizia degli oceani, focalizzata esclusivamente sulla raccolta delle microplastiche. È progettata per essere scalabile e autonoma e la sua forma non è casuale: si ispira alle sinuose linee di una medusa, permettendole di integrarsi armoniosamente nell’ambiente marino. Inoltre, abbiamo dedicato grande attenzione alla creazione di una brand identity distintiva e coinvolgente.
L’esperienza offerta agli utenti durante l’utilizzo della boa non si limita alla semplice pulizia dell’oceano, ma si trasforma in un’opportunità per avvicinare l’utente all’ambiente marino in modo tangibile e coinvolgente. Questo approccio mira a rendere Jelter non solo uno strumento pratico, ma anche un simbolo di impegno per la salvaguardia degli oceani».
Può spiegare come la vostra comunità interagisce con le boe attraverso l’app e la mappa interattiva?
«Gli utenti sono protagonisti attivi del sistema perché possono adottare le Jelter attraverso un’applicazione dedicata, corredata di mappa live che indica la posizione della boa e la quantità di microplastiche raccolte. Il sistema Jelter ha un sensore integrato nella boa che permette, a chi la adotta, di tracciare i progressi e condividerli all’interno della community».
Quali sfide avete affrontato durante il processo di sviluppo e come avete superato tali ostacoli?
«Come accade spesso quando si cerca di portare avanti un progetto nuovo e innovativo, abbiamo incontrato diversi ostacoli lungo il nostro percorso. Tuttavia, siamo state estremamente fortunate nel ricevere sostegno ed entusiasmo non solo dai nostri professori, ma anche da professionisti esterni e collaboratori che abbiamo coinvolto nel posizionamento della boa.
La nostra determinazione è stata fondamentale per superare queste sfide e continuare a progredire nel progetto. Lo sviluppo del sistema interno e il design stesso di Jelter hanno rappresentato delle sfide significative».
Come intendete coinvolgere le persone in modo creativo e innovativo, oltre all’adozione delle boe?
«Questo sarà possibile attraverso una serie di iniziative, tra cui eventi speciali e collaborazioni con altre realtà interessate alla salvaguardia ambientale. Organizzeremo esperienze coinvolgenti che permetteranno alle persone di immergersi nell’ambiente marino e comprendere meglio l’importanza della sua conservazione».
Quali sono i vostri piani futuri e come intendete sostenere finanziariamente il progetto Jelter?
«Il nostro primo obiettivo consiste nel perfezionare e testare ulteriormente Jelter al fine di ottenere il brevetto. Attualmente, stiamo partecipando a vari bandi e riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. Inoltre, stiamo valutando l’opportunità di avviare una campagna di crowdfunding per sostenere ulteriormente lo sviluppo del progetto.
Nel mese di aprile, presenteremo Jelter al Fuorisalone di Milano e abbiamo in programma di partecipare ad altri eventi nel corso dell’anno per promuovere la consapevolezza su questo importante tema».

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