• 14/12/2024

Jobobo, per un mercato del lavoro libero e flessibile

 Jobobo, per un mercato del lavoro libero e flessibile

Lorenzo Carnovale – founder e ceo di Jobobo

Migliorare l’accesso e l’esperienza di lavoro attraverso l’innovazione tecnologica: è l’obiettivo di Jobobo, start up JobTech nata nel 2016 grazie a un’idea di Lorenzo Carnovale

Lorenzo Carnovale, giovane imprenditore milanese con formazione giuridica, fonda nel 2016 la start up Jobobo e, grazie al supporto di un team altrettanto giovane e determinato, è riuscito anche a vincere un finanziamento pubblico in seno al bando Smart & Start e a trasformarsi in PMI innovativa. Con un database di 125 aziende, per il momento attive in Lombardia, da maggio 2022 Jobobo è raggiungibile anche con una comoda app.

Carnovale, cosa vi distingue dalle altre piattaforme di job placement e in cosa consiste la vostra vision?

«Notiamo un leggero appiattimento delle proposte lavorative presenti nelle piattaforme: secondo noi sono prive di identità lavorativa, sono generaliste e non arrivano mai all’offerta di lavoro decisiva. Una proposta di lavoro deve essere formulata in modo chiaro, in modo da poter aderire a condizioni ben precise, compreso il prezzo della prestazione. Ciò favorisce una maggiore motivazione a aderire a uno strumento digitale come il nostro, che non è un mero raccoglitore di curriculum.

La nostra piattaforma è candidate driven: è il candidato il nostro vero cliente. Non si tratta solo di creare un profilo lavorativo, ma di realizzare un percorso che permetta al candidato di trovare la propria vocazione lavorativa.

Noi abbiamo capito che il lavoro educa, in tantissimi aspetti della vita. Lavorando anche in missioni semplici, ognuno può scoprire le proprie caratteristiche e le proprie soft skills, arrivando anche a capire il tipo di lavoro più adatto per se stesso.

Ad alcuni di noi è capitato, magari facendo il cameriere durante gli studi, di capire cosa volessimo nella vita, lavorativamente parlando. Oggi vorremmo dare a tutti questa possibilità, con le giuste tutele».

Ci sono dei lavori temporanei che non vengono contrattualizzati, andando a ingrossare il fenomeno del lavoro nero. Il vostro obiettivo è rendere questo settore il più trasparente possibile.

«Questo aspetto emerge soprattutto nel settore Horeca, in particolare nelle società che si occupano di catering: hanno dei picchi di lavoro che rendono molto difficoltosa l’assunzione in modo continuativo, ma allo stesso tempo si trovano nella necessità di dover trovare personale in maniera veloce. Noi abbiamo creato uno strumento che aiuta le imprese a sburocratizzare tutto ciò che ruota intorno alle assunzioni: creare un contratto di lavoro deve diventare semplice, deve consistere nello scegliere il salario, la durata e il luogo della prestazione.

In particolare, abbiamo ideato il contratto digitale. Siamo partiti dal contratto di somministrazione, il contratto più completo e universalmente approvato anche a livello politico. Rimane anche il più complicato da attuare e, quindi, lo abbiamo reso più elastico e lo abbiamo digitalizzato. Adesso, in pochi minuti è possibile attivare un contratto di lavoro, comprese le comunicazioni agli enti. Tutto ciò permette alle aziende di ridurre considerevolmente il tempo dedicato alla burocrazia e di concentrarsi sul loro business».

Come interagite con le aziende che cercano personale?

«La nostra operatività è divisa in due: un gruppo segue i clienti più esigenti, quelli che non avendo il tempo di fare la selezione dei candidati, affidano a noi il compito di trovare il personale più adeguato; le altre aziende  possono utilizzare la nostra app, rendendo note le caratteristiche della prestazione e pubblicando tutte le informazioni necessarie dell’evento ad essa collegato. Pubblicare le richieste sul portale è gratuito e l’azienda paga solo a lavoro eseguito e solo le ore effettivamente lavorate.

I nostri preventivi hanno tutti un criterio orario. Un nostro punto di forza innovativo consiste nel non essere un’agenzia di lavoro. I contratti non li firmiamo noi, che siamo solo un’interfaccia che facilita l’attivazione dei contratti di somministrazione. E spero in futuro anche di altri contratti. Il nostro è un software dove si possono attivare soluzioni contrattuali in pochi click».

Lombardia Economy - Jobobo, mercato del lavoro flessibile

Un altro strumento da voi ideato è che i datori di lavoro possono fare una valutazione del lavoratore, una vera e propria recensione.

«Noi pensiamo che il feedback consegnato al lavoratore sia qualcosa di importante a livello personale. Evitiamo, infatti, che sia targettizzato come cattivo od ottimo lavoratore, ma ci limitiamo a dargli dei consigli per migliorare. I feedback valutano le capacità del lavoratore e la prestazione nel suo complesso, permettendo al candidato di imparare dai propri errori oppure di continuare sulla strada già intrapresa.

Pensiamo che conoscere il candidato sia ciò che un’azienda di selezione e ricerca ha di più importante.

Un software che analizza un curriculum ha a disposizione informazioni filtrate dal candidato. Noi, invece, abbiamo puntato sulla possibilità di costruire un track record di esperienze lavorative, tutte registrate e recensite, che il lavoratore può “giocarsi” nel corso della sua carriera.

Per questo stiamo entrando in contatto con alcune realtà di studenti o giovani lavoratori, chiedendo loro di collaborare con noi in maniera gratuita: prestiamo il software adattandolo a sistemi di stage, di apprendistato, di alternanza scuola-lavoro, dando loro la possibilità di creare questa sorta di curriculum vitae interattivo e certificato».

Da un sondaggio creato da voi è emerso che, quando si tratta di cercare un’occupazione, l’aspetto più importante non è lo stipendio, ma l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

«È un tema che ci è molto caro e che abbiamo osservato specialmente in relazione alla gig economy, dove molti lavoratori lamentano periodi di lavoro stressanti. Dopo la pandemia di Covid-19 e il fenomeno della Great Resignation, mi sono fatto questa domanda: ho più bisogno di affermare una mia professionalità, tale da regalarmi delle soddisfazioni, oppure di lavorare per procurarmi il necessario per vivere? Tra questi due estremi c’è una possibilità: trovare lo spazio per farsi le giuste domande, per vivere gli aspetti affettivi della propria vita che con il lockdown sono saltati fuori.

Nel percorso lavorativo dovrebbe esserci meno ansia e meno carrierismo e più spazio per testare le proprie capacità. Non dovremmo considerarci dei falliti se appena usciti dall’università non troviamo subito un lavoro. Anzi, per l’impostazione ancora molto teorica sulla quale è basato l’insegnamento universitario, un periodo post-laurea in cui “mettere le mani in pasta” è fisiologico».

“Scegli tu la paga oraria e la tua missione lavorativa. Vogliamo costruire un mercato del lavoro libero”.  Questo è l’innovativo invito rivolto ai candidati sul vostro sito.

«Abbiamo pensato che ogni candidato sia in grado di conoscere se stesso: chi è consapevole di lavorare già bene può chiedere una certa cifra, chi è invece alle prime armi può chiederne un’altra. Si tratta di una logica di mercato che permette alle persone di imparare e ai datori di lavoro di sapere realmente chi si ha davanti e quali sono le reali competenze, che spesso nei curriculum sono solo enunciate».

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Giulia Baglini

Giornalista specializzata sui temi dell’innovazione e della sostenibilità

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