La birra? Solo una scusa per arrivare alla felicità
Dalla provincia alle metropoli internazionali: storia di “Doppio Malto” e delle sue 15 birre artigianali (e pluripremiate)

Da Erba, comune in provincia di Como che vanta poco più di 15mila abitanti, fino a Parigi, con una delle nuove aperture che avverrà tra settembre e ottobre. Ventitré i locali già aperti, che diventeranno ben trentaquattro entro la fine dell’anno. Dal 2016 a oggi ne ha fatta di strada Doppio Malto, catena di birrerie con annessa cucina, che dà lavoro a 600 persone e punta a offrire altre opportunità nel campo della ristorazione.
La formula è quella dei locali in gestione diretta, affiancati anche ad alcuni franchising. «Inizialmente eravamo affiliati a Old Wild West, lì abbiamo acquisito il know how della gestione del retail, dopodiché all’inizio del 2016 abbiamo deciso di sviluppare un nostro marchio. La scelta è quindi caduta nell’acquisizione del birrificio di Erba, lo abbiamo riorganizzato da un punto di vista aziendale e industriale, poi a fine 2016 abbiamo aperto. Ora, per il 2022, prevediamo un fatturato tra i 55 e i 60 milioni di euro», racconta Giovanni Porcu, Ceo di Foodbrand Spa, titolare del marchio Doppio Malto.
Da una passione personale del fondatore, la birra è presto diventata il cuore pulsante di Doppio Malto, con oltre 100 premi conquistati un po’ in tutto il mondo. «Noi siamo produttori di birra artigianale, è la cosa che sappiamo fare meglio. All’interno del nostro gruppo abbiamo due fabbriche: quella storica di Erba, dove Doppio Malto è nato, e una seconda, costruita a Iglesias, che ha una capacità produttiva molto importante perché arriva a 6 milioni di litri all’anno di birra prodotti. A oggi abbiamo 15 birre artigianali a spina. Che cos’è per noi la birra? Una scusa per arrivare alla felicità, in quel mondo che noi chiamiamo “posto felice”, dove i clienti possono passare qualche ora di spensieratezza».

Nonostante la pandemia abbia messo in ginocchio il mondo della ristorazione, l’azienda ha deciso di continuare il suo piano di crescita. In questi mesi c’è già stata l’apertura di un nuovo locale a Palermo, poi toccherà ad Alghero, Villasimius, Lonato, Como, Lentate sul Seveso, Torino, Milano. Non solo Italia. Ci sarà anche la prima apertura in Inghilterra, a Glasgow, e a fine anno subito il secondo, a Newcastle. Poi a Parigi, dove il locale andrà ad aggiungersi a quello già avviato in Francia a Saint-Étienne. «C’è tanta voglia di ripartire. Fare quello che abbiamo fatto noi durante il lockdown, ovvero mettere l’all in e puntare su 11 nuove aperture, non è semplice, però andava fatto. Noi imprenditori dobbiamo essere i primi a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Andiamo avanti con le assunzioni e interrompiamo la filiera della cassa integrazione. Ormai è finito il tempo dell’assistenzialismo, è arrivato invece il momento di rimboccarci le maniche e ricominciare».
Oltre ai locali, negli ultimi mesi, complici le chiusure forzate, c’è stato spazio anche per un’implementazione dell’e-commerce. «Abbiamo investito sulla piattaforma, ricevendo un grande riscontro in termini di vendite».
Guardando al futuro, l’obiettivo è quello di far bene anche fuori dai confini italiani. «Abbiamo le potenzialità per sfruttare ancora meglio l’estero. Siamo un format made in Italy, portiamo il prodotto italiano e il nostro life style, il piacere di star bene ed essere felici. Consolidare quanto abbiamo fatto in Italia è un po’ “giocare facile”, perché i locali funzionano e la birra piace. All’estero dobbiamo riconfermare quanto stiamo facendo qui. Le nostre sensazioni sono positive. Tutto ciò che è italiano nel settore eno-gastronomico, è sinonimo di altissima qualità, compresa la nostra birra».