Quando la Cacio e Pepe mette tutti d’accordo
Dopo Tokyo e New York il CACIO&PEPE DAY arriva a Milano e inaugura la VII edizione della settimana della Cucina Italiana nel Mondo
Che il milanese preferisca la pasta cacio e pepe all’ossobuco e al risotto è un po’ esagerato ma ieri in Triennale abbiamo assistito a un bell’esempio di apertura culturale e distensiva anche tra Italia e Francia. Dopo l’evento a New York e Tokio, Antonella Bondi, creatrice del progetto, ha scelto Milano per l’evento che inaugura la settimana della cucina italiana nel mondo. Il Cacio&Pepe Day è un progetto Good Food Society che intende dare sostegno concreto al turismo enogastronomico italiano e ai suoi produttori, ristoratori e chef e naturalmente come promozione della cucina tricolore all’estero. La pasta Cacio & Pepe è una ricetta romana storica e rappresenta perfettamente l’idea stessa dell’Italia, per la semplicità degli ingredienti e per la sua tradizionalità.
Un momento di condivisione che il bravo giornalista Pierluigi Pardo ha condotto, scambiando opinioni con tanti ospiti. L’importanza della convivialità della cucina italiana come driver delle destinazioni turistiche è stata sottolineata da Roberta Garibaldi, amministratore delegato di ENIT. “Oggi si sceglie di andare in vacanza nei luoghi del gusto che si intrecciano con altre tipologie di destinazione – afferma Roberta Garibaldi, in apertura della manifestazione – creando connessioni tra archeologia e vino, ad esempio. Oppure con il mondo della moda, che vede sempre più stilisti aprire insegne di ristoranti o cantine. Il mondo del vino è un formidabile volano del made in Italy nel mondo: grazie ai wine-hotel e ai ristoranti gourmet collegati alle cantine, oggi il legame con la vacanza è ancora più stretto”.
“Oggi la parola per fare ristorazione 4.0 è sostenibilità – spiega Davide Oldani, tra gli ospiti dell’evento – nella nostra cucina POP, che abbiamo iniziato vent’anni fa, la qualità del prodotto è alla base di tutto, la stagionalità, la territorialità del prodotto e poi non dimentichiamo che per essere sostenibili deve esserci rispetto per la parte umana, per le persone che lavorano e che fanno questo mestiere. Credo che sia la cosa fondamentale, per la ristorazione italiana, per continuare nel suo progetto di crescita. Il rincaro dei prezzi è una situazione uguale per tutti, siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo agire in maniera coordinata e soprattutto fare squadra”.
Tra le guest star dell’evento, la colonna portante della cucina francese, Yannick Alléno: -“Tutti gli eventi che avvicinano le culture sono importanti – spiega lo chef d’oltralpe – spesso la politica allontana ma io penso che, proprio in questo momento, con una situazione così drammatica a livello mondiale, è necessario cercare di essere uniti. La ristorazione, nonostante funzioni molto bene, sia in Francia che in Italia, ha le stesse problematiche soprattutto per quanto riguarda la carenza di personale”.
I Cacio&Pepe Day sono accompagnati dalle esperienze multisensoriali Cacio&Pepe Sounds Ritual, con quattro percorsi: Food, Mixology, Crunch Crumble Sounds (sapore del pane e della pasticceria) Lifestyle (profumi della natura e dell’ambiente). L’atto di degustare un cibo coinvolge tutti e cinque i sensi, per questo motivo il percorso ha inizio con l’assaggio di un piatto realizzato in esclusiva da uno tra i migliori chef al mondo e successivamente l’esperienza di gusto viene accompagnata da un suono e un profumo che naturalmente si legano con il piatto stesso. Lo chef Antonio D’Angelo, del ristorante Nobu ha regalato una esperienza straordinaria con i suoi tortelli Cacio&Pepe.
Numerose le aziende presenti come partner, perché il cibo non è solo fonte di sopravvivenza, ma uno strumento capace di esaltare le relazioni umane: – “Per noi il lavoro è soprattutto legame col territorio, artigianalità, legame con le radici della nostra terra – afferma Cristina Nonino – noi siamo molto fortunati, perché abbiamo dei collaboratori che vivono l’Azienda in prima persona e condividono con noi tutti i nostri successi. Oggi si parla tanto di sostenibilità ambientale, economica e sociale, è fondamentale quindi avere grande rispetto per i collaboratori e noi siamo tra l’altro un’azienda che proprio l’altro giorno, dopo una verifica da parte della finanza abbiamo ricevuto i complimenti per gli ottimi stipendi che riconosciamo al nostro personale. Il mondo della grappa ha un’economia circolare perché la nostra materia prima è il residuo della vinificazione e il nostro residuo di distillazione diventa a sua volta una straordinaria preziosa materia prima perché è un ottimo mangime per polli, uno straordinario fertilizzante e poi dai semi di vinacciolo si ottiene un olio preziosissimo che molto usato anche nella cosmesi”.
Dal Friuli fino alla Sicilia, perché il patrimonio enogastronomico italiano mette tutti d’accordo e dopo un piatto di pasta non si può che concludere con una tazza di caffè: -“In Italia esistono oltre 800 torrefattori – spiega Annalisa Spadola, il padre è il fondatore di Caffè Moak, azienda nata a Modica nel 1967 e oggi presente in oltre 50 paesi – si tratta di un mercato molto ricco e con caratteristiche ben distinte dal mondo del food, perché da regione e regione i gusti cambiano moltissimo e per questo noi produciamo diverse selezioni di caffè, sia per la ristorazione che per l’uso domestico, in cialde e in capsule, ma la moka rappresenta un rituale al quale siamo legati: il rumore della caffettiera, il profumo del caffè al risveglio, sono ricordi scolpiti nella memoria di ogni italiano”.