La grande qualità del riso italiano

Giovanni Daghetta, da trent’anni al vertice del riso italiano, prima in Confagricoltura, poi alla presidenza di Cia Lombardia
Parliamo di riso, ma vogliamo parlarne con Daghetta coltivatore.
«Ho un’impresa che si estende su 300 ettari, che coltivo e che coltivava già mio papà. E adesso ho mio figlio che prosegue questa attività. Il riso è la nostra storia e abbiamo puntato tutto su un prodotto derivato per i bambini. È un’eccellenza nel campo del baby food. Il nostro riso viene utilizzato per la produzione controllata di farine per i bambini, a residuo zero con limitazione dei principi attivi e molta attenzione ai metalli pesanti che non derivano da insetticidi o da fitofarmaci ma normalmente legati al terreno. Abbiamo un’attenzione particolare per queste produzioni. Togliamo la lolla del riso, il primo strato più superficiale, e con questo materiale alimentiamo un essiccatoio. Siamo un esempio sostanziale di economia circolare. Questo ci consente da una parte di avere un prodotto migliore perché comunque abbiamo uno scambiatore di calore, quindi non utilizziamo i fumi per l’essiccazione, cosa che normalmente avviene nella produzione. Non consumiamo né gasolio né gas».
Come ve la cavate con la crisi energetica?
«Beh, la crisi energetica ha creato un aumento importante del gasolio, ma la parte più consistente della produzione è per noi nel ciclo di essiccazione sul quale siamo autosufficienti. Mi sono emancipato dalla dipendenza energetica, rimane solo la movimentazione dei trattori agricoli. La crisi si ripercuote, ovviamente, anche sull’aumento dei fertilizzanti e degli altri mezzi di produzione. Certo, è anche vero che stiamo vivendo un periodo abbastanza buono, anche con i prezzi del riso e quindi nonostante tutto lavorare sulla qualità ci ripaga con una certa tranquillità per il futuro».
Voi siete un’azienda prettamente familiare, ma come funziona il passaggio generazionale?
«Indubbiamente i giovani sono la continuazione dell’azienda. Mio figlio ormai dirige lui sostanzialmente l’azienda e ovviamente si è integrato in questo tipo di lavoro. Quindi il passaggio in questo caso è naturale. Mio figlio ha portato i trattori con la guida satellitare, che fanno dei parallelismi e questo è molto importante anche nel risparmio dei fitofarmaci, in una maggior precisione della distribuzione dei concimi. Da quest’anno cominceremo insieme a riso Gallo, una sperimentazione che riguarda anche l’automazione della distribuzione dei concimi in base ai colori fogliari. È una sperimentazione che, con che comincia proprio nel 2022. Con la ratio variabile e con un programma che ha messo a punto l’università di agraria di Milano. E ovviamente io con alla mia età farei fatica a ragionare su queste nuove soluzioni che ci mette a disposizione la tecnologia».
Ancora una domanda sul percorso di innovazione di economia circolare.
«L’essiccazione tradizionale viene fatta con il riscaldamento dell’aria che transita forzatamente all’interno del prodotto risone. Questo riscaldamento avviene con dei bruciatori a gasolio oppure dei bruciatori a gas. Ecco invece, nel nostro caso ci avvaliamo di un bruciatore a lolla. Con uno scambiatore di calore che ci permette di avere aria pulita utilizzando uno scarto di lavorazione del risone per produrre aria calda. Tramite l’utilizzo di questa biomassa non rilasciamo residui inquinanti. Altro esempio è la produzione di gas con le deiezioni animali. Gli impianti più moderni sono di piccole dimensioni e sostanzialmente utilizzano le deiezioni di ogni singola stalla.
In questa fase di forte aumento dei concimi azotati, la deiezione animale è conveniente e totalmente organica, anche un apporto di concimi di azoto assolutamente importante».

Per approfondimenti:
www.cialombardia.it