La resilienza delle imprese lombarde ai tempi della pandemia
Il presidente di Unioncamere regionale Gian Domenico Auricchio: «Gli imprenditori sanno fare il loro mestiere, ma servono ristori adeguati»

Esportazioni lombarde in ripresa a fine 2020, ma terziario ancora in sofferenza: sono le due istantanee scattate sul commercio regionale, estero e interno, da Unioncamere Lombardia che, in due diversi report periodici, ha misurato gli effetti della seconda ondata di pandemia negli scambi con gli altri Paesi e quelli con il pubblico, fra Garda e Ticino. L’export è salito del 13,6% nel quarto trimestre, proseguendo il trend positivo del precedente (+17,5%), ma il valore resta negativo nell’intero anno: -10,6%. E il dettaglio chiude il 2020 con due segni “meno”: -6,5% nel commercio e -12,3% nei servizi. Tra ottobre e dicembre i più colpiti sono ancora alloggio e ristorazione: -36,2%, anno su anno.
«I dati testimoniano la grande capacità di resilienza delle imprese lombarde che, quando la pandemia ha dato tregua e possibilità di lavorare, hanno saputo fare il loro mestiere, sia in Italia che all’estero – osserva Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere regionale -. Lo avevamo già visto nel terzo trimestre, con un netto rimbalzo a ‘V’ di alcuni indicatori crollati fino al -20% in primavera. Se da un lato i due lockdown del 2020 hanno toccato in maniera forte alcune aree del commercio, servizi del terziario e attività rivolte a ristoranti e Horeca, dall’altro l’export è stato determinante per la tenuta e la sopravvivenza delle imprese”. Nell’ultimo quarto dell’anno le esportazioni hanno sfiorato i 32 miliardi di euro, dopo essere scese a 24 nel secondo trimestre.
Farmaceutico (+7,6%) e alimentare (+1,3%) sono i settori in positivo nel 2020, ma calano a doppia cifra tessili, pelli e accessori (-19,7%), mezzi di trasporto (-15,1%), metalli di base e derivati (-13,2%), macchinari e apparecchi (-12,1%) e altri prodotti (-15,7%, come i mobili). Il dato regionale (-10,6% a valore), è più pesante rispetto alla media nazionale del -9,7%. “Da qui parte il 30% dell’export nazionale – osserva Auricchio -, se alcuni settori sono in terreno positivo rispetto al 2019, altri tipici del ‘Made in Italy’, come tessile-moda e calzature molto presenti in Lombardia, hanno avuto flessioni maggiori della media. Allo stesso modo, la ripresa sarà diversificata tra i settori e in base alle diverse misure di protezione sanitaria nei paesi di destinazione».
L’export, anno su anno, è stato negativo verso tutte le aree: Unione europea -10,6%, paesi non-Ue -7,4%, Nord America -6,8%, India -19,9%, Giappone – 15,3%, Cina -0,5%. Ciononostante, a fine anno si è avvertita una svolta in sei province lombarde, che migliorano rispetto al 2019: Varese (8,9%), Mantova (8,6%), Lodi (6,3%), Brescia (5,3%), Monza Brianza (1,9%) e Lecco (+0,2%). Forti perdite tendenziali ancora a Pavia (-20,4%) Como (-8,9%) e Milano (-8,6%). «L’export si è rafforzato nella seconda parte del 2020 e, pandemia permettendo, i prossimi dati di inizio 2021 potrebbero confermare il trend. Un ulteriore aiuto per alcuni settori può venire dalla nuova presidenza degli Stati Uniti, che ha sospeso i dazi per quattro mesi», confida Auricchio.
Le importazioni tornano sopra i 33 miliardi di euro a fine anno, +17,2% rispetto al trimestre precedente, a livello tendenziale la variazione è ancora negativa (-2,8%) e cala del -11% nel 2020 (119 miliardi di euro). Il deficit commerciale della Lombardia si attesta così a 1,1 miliardi di euro nel quarto trimestre, sebbene il 2020 chiuda con un saldo positivo di 81 miliardi.
Anche nel commercio al dettaglio (-4,2%) gli effetti delle misure anti-Covid sono differenziati a seconda della tipologia merceologica, nell’ultimo trimestre: le conseguenze più negative riguardano i negozi non alimentari (-10,8% rispetto al 2019), mentre fruttivendoli, macellerie, pescherie e simili limitano le perdite (-1,4%). Prosegue la tendenza positiva di minimarket, supermercati e ipermercati, dove l’incremento di fatturato si consolida (+3,6%). È l’unica eccezione nei dati tendenziali del terziario, particolarmente negativi nei servizi (-8,7%), in particolare quelli alla persona (-27,2%), oltre al flop dell’Horeca. Al contrario, il commercio all’ingrosso (-0,4%) e i servizi alle imprese (-2,8%), proseguono la ripresa, ma la situazione «senza precedenti» implica «rischi immediati e concreti per la stessa sopravvivenza delle imprese», osserva Auricchio.
Su questo scenario è intervenuto a fine marzo il decreto Sostegni, con 11 miliardi di aiuti a fondo perduto per partite Iva, tra professionisti e imprese: «Sin dal primo lockdown abbiamo detto che un sostegno ai settori chiusi per decreto sarebbe stato positivo – conclude Auricchio -. Come sistema camerale ci interessa che il tessuto di negozi, piccole attività e un grande insieme di sapienze artigianali che hanno fatto bella e produttiva la nostra regione, non vada perduto a causa della pandemia. Sarebbe difficile ricostruirle e per questo mi auguro che i ristori siano adeguati, se non a ristorare almeno a impedire le chiusure di imprese che hanno sempre ben operato».
Gian Domenico Auricchio – Donato Fasano Fotografia