• 18/05/2025

La resilienza delle imprese lombarde ai tempi della pandemia

Il presidente di Unioncamere regionale Gian Domenico Auricchio: «Gli imprenditori sanno fare il loro mestiere, ma servono ristori adeguati»

LOMBARDIA ECONOMY La resilienza delle imprese lombarde ai tempi della pandemia
Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere regionale

Esportazioni lombarde in ripresa a fine 2020, ma terziario ancora in sofferenza: sono le due istantanee scattate sul commercio regionale, estero e interno, da Unioncamere Lombardia che, in due diversi report periodici, ha misurato gli effetti della seconda ondata di pandemia negli scambi con gli altri Paesi e quelli con il pubblico, fra Garda e Ticino. L’export è salito del 13,6% nel quarto trimestre, proseguendo il trend positivo del precedente (+17,5%), ma il valore resta negativo nell’intero anno: -10,6%. E il dettaglio chiude il 2020 con due segni “meno”: -6,5% nel commercio e -12,3% nei servizi. Tra ottobre e dicembre i più colpiti sono ancora alloggio e ristorazione: -36,2%, anno su anno.

«I dati testimoniano la grande capacità di resilienza delle imprese lombarde che, quando la pandemia ha dato tregua e possibilità di lavorare, hanno saputo fare il loro mestiere, sia in Italia che all’estero – osserva Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere regionale -. Lo avevamo già visto nel terzo trimestre, con un netto rimbalzo a ‘V’ di alcuni indicatori crollati fino al -20% in primavera. Se da un lato i due lockdown del 2020 hanno toccato in maniera forte alcune aree del commercio, servizi del terziario e attività rivolte a ristoranti e Horeca, dall’altro l’export è stato determinante per la tenuta e la sopravvivenza delle imprese”. Nell’ultimo quarto dell’anno le esportazioni hanno sfiorato i 32 miliardi di euro, dopo essere scese a 24 nel secondo trimestre.

Farmaceutico (+7,6%) e alimentare (+1,3%) sono i settori in positivo nel 2020, ma calano a doppia cifra tessili, pelli e accessori (-19,7%), mezzi di trasporto (-15,1%), metalli di base e derivati (-13,2%), macchinari e apparecchi (-12,1%) e altri prodotti (-15,7%, come i mobili). Il dato regionale (-10,6% a valore), è più pesante rispetto alla media nazionale del -9,7%. “Da qui parte il 30% dell’export nazionale – osserva Auricchio -, se alcuni settori sono in terreno positivo rispetto al 2019, altri tipici del ‘Made in Italy’, come tessile-moda e calzature molto presenti in Lombardia, hanno avuto flessioni maggiori della media. Allo stesso modo, la ripresa sarà diversificata tra i settori e in base alle diverse misure di protezione sanitaria nei paesi di destinazione».

L’export, anno su anno, è stato negativo verso tutte le aree: Unione europea -10,6%, paesi non-Ue -7,4%, Nord America -6,8%, India -19,9%, Giappone – 15,3%, Cina -0,5%. Ciononostante, a fine anno si è avvertita una svolta in sei province lombarde, che migliorano rispetto al 2019: Varese (8,9%), Mantova (8,6%), Lodi (6,3%), Brescia (5,3%), Monza Brianza (1,9%) e Lecco (+0,2%). Forti perdite tendenziali ancora a Pavia (-20,4%) Como (-8,9%) e Milano (-8,6%). «L’export si è rafforzato nella seconda parte del 2020 e, pandemia permettendo, i prossimi dati di inizio 2021 potrebbero confermare il trend. Un ulteriore aiuto per alcuni settori può venire dalla nuova presidenza degli Stati Uniti, che ha sospeso i dazi per quattro mesi», confida Auricchio.

Le importazioni tornano sopra i 33 miliardi di euro a fine anno, +17,2% rispetto al trimestre precedente, a livello tendenziale la variazione è ancora negativa (-2,8%) e cala del -11% nel 2020 (119 miliardi di euro). Il deficit commerciale della Lombardia si attesta così a 1,1 miliardi di euro nel quarto trimestre, sebbene il 2020 chiuda con un saldo positivo di 81 miliardi.

Anche nel commercio al dettaglio (-4,2%) gli effetti delle misure anti-Covid sono differenziati a seconda della tipologia merceologica, nell’ultimo trimestre: le conseguenze più negative riguardano i negozi non alimentari (-10,8% rispetto al 2019), mentre fruttivendoli, macellerie, pescherie e simili limitano le perdite (-1,4%). Prosegue la tendenza positiva di minimarket, supermercati e ipermercati, dove l’incremento di fatturato si consolida (+3,6%). È l’unica eccezione nei dati tendenziali del terziario, particolarmente negativi nei servizi (-8,7%), in particolare quelli alla persona (-27,2%), oltre al flop dell’Horeca. Al contrario, il commercio all’ingrosso (-0,4%) e i servizi alle imprese (-2,8%), proseguono la ripresa, ma la situazione «senza precedenti» implica «rischi immediati e concreti per la stessa sopravvivenza delle imprese», osserva Auricchio.

Su questo scenario è intervenuto a fine marzo il decreto Sostegni, con 11 miliardi di aiuti a fondo perduto per partite Iva, tra professionisti e imprese: «Sin dal primo lockdown abbiamo detto che un sostegno ai settori chiusi per decreto sarebbe stato positivo – conclude Auricchio -. Come sistema camerale ci interessa che il tessuto di negozi, piccole attività e un grande insieme di sapienze artigianali che hanno fatto bella e produttiva la nostra regione, non vada perduto a causa della pandemia. Sarebbe difficile ricostruirle e per questo mi auguro che i ristori siano adeguati, se non a ristorare almeno a impedire le chiusure di imprese che hanno sempre ben operato».

Daniele Monaco

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