La ricetta Over per diventare “global”
Ma le aziende italiane devono decidere se affrontare a viso aperto la sfida della globalizzazione o abdicare alla “colonizzazione” straniera
Intervento di Adriano Cerocchi (ceo Over Spa e board member Atlante Spa)
La parola innovazione sembra essere oggi il mantra nel mondo del business. Di certo il mondo evolve e senza il cambiamento è difficile rimanere al passo, ma le nostre Pmi sono veramente pronte a farlo? E cosa occorre per incentivare il cambiamento di modelli, processi e prodotti all’interno delle nostre aziende?
Che il genio italico sia riconosciuto a livello mondiale non v’è dubbio, tuttavia il nostro ecosistema spesso limita la capacità degli innovatori nostrani che partono svantaggiati nei confronti dei colleghi esteri. Non è esterofilia, ma il pensiero di Alec Ross, senior advisor innovazione del governo Obama e autore del libro “Il nostro futuro”.
Innovare non significa semplicemente avere un’idea, bensì piantare un seme e farlo sbocciare e crescere in un ambiente protetto fintanto che questo non sarà così maturo da affrontare le intemperie di ogni giorno ridisegnando il paesaggio. Avere un’idea è piantare un seme, ma ciò che ha valore è quel che viene dopo.
Over, azienda del gruppo Atlante, opera in Italia dal 2012 ed è un esempio di ciò che dovrebbe accadere ogni giorno nelle nostre università: un’idea che nasce da un laboratorio e che con la buona volontà di giovani ricercatori incontra il favore del privato diventando in pochi anni leader di un settore con più di 100 dipendenti e quattro sedi nel mondo (Roma, Milano, Dubai, Londra).
L’azienda, che sviluppa e promuove sul mercato un innovativo sistema di gestione degli edifici (si va dalla semplice automazione alla gestione della qualità dell’aria con tecnologie di misura e filtrazione d’avanguardia), ha dovuto passare tutte le trincee che limitano l’innovazione ed è oggi in cerca di una affermazione internazionale che le permetta di fare “il grande salto” su mercati più ampi.
Ma quali sono queste trincee? Il primo limite del sistema Italia è rappresentato dall’accesso al credito e al mercato dei capitali. La cultura dello stivale è per sua natura diffidente e conservativa, pertanto non permette di trovare un business angel al pub il pomeriggio per fare lo startup di un nuovo business. Molte cose si sono evolute negli ultimi anni, ma la strada è ancora lunga: negli ultimi 5 anni il mercato del venture capital in Italia è quintuplicato, ma in rapporto agli altri paesi europei perde sempre uno zero, soffriamo di nanismo.
La seconda trincea è rappresentata proprio da questo: abbiamo l’innata incapacità di pensare “global”, l’Italia è il paese delle botteghe, dei locali caratteristici, delle aziende a conduzione familiare, dove la lingua inglese è spesso “non pervenuta” e dove tutto “puzza di gattopardo” e l’innovazione è spesso finalizzata a mantenere lo status-quo.
C’è seriamente da chiedersi se abbiamo intenzione (seria) di affrontare la sfida della globalizzazione oppure se abbiamo definitivamente deciso di abdicare alla colonizzazione straniera delle nostre aziende.
Terza trincea è l’assenza di competenze manageriali e imprenditoriali world-class. All’università di Sheniang in Cina (una delle più prestigiose del dragone) l’imprenditorialità è una materia obbligatoria del percorso di laurea, da noi è per auto-didatti: la managerialità si impara sul luogo di lavoro.
Senza manager e imprenditori le Pmi non possono avere una visione “global”, senza una visione global rimaniamo chiusi nel nostro provincialismo e questo, propagato nel sistema finanziario, consolida la logica del cassettista che rema contro il rischio d’impresa e quindi contro l’innovazione.
Probabilmente ciò che ha fatto della Over un’azienda di successo è stata proprio la gestione delle risorse umane: un mix di giovane età e formazione manageriale, che ha portato il complessivo aziendale ad affermarsi con prodotti e servizi riconosciuti nella tecnologia dell’automazione. La Over conta oggi oltre 6 mila edifici gestiti e oltre 6 milioni di euro di saving energetico raccolto annualmente con la sola automazione, senza che ai clienti sia richiesto di cambiare una sola lampadina. Dall’esperienza maturata dal management di Over è nata Pleiax, una nuova società del gruppo Atlante dedicata alla digital transformation delle Pmi. «Nella mia esperienza in Over mi è spesso capitato di avere a che fare con clienti che chiedevano supporto per la digitalizzazione dei processi, tuttavia non avevano idea da dove partire e si imbattevano spesso in consulenti che non risolvevano mai il problema. Per innovare devi essere poliedrico e avere tutte le competenze in casa», dichiara Alessio Zolla, ceo di Pleiax.
Sia Over che Pleiax fanno parte del gruppo Atlante, holding di partecipazione guidata da Luigi Postiglione,
attiva in Italia, in Medio Oriente e Regno Unito, che si pone l’obiettivo di mettere a sistema giovani innovatori in ogni campo di applicazione, creando aziende che siano pronte ad affrontare la sfida imprenditoriale su scala globale.