L’uomo al centro anche lontano dall’ufficio “tradizionale”

INTERVISTA A
Mauro Mordini country manager Italia di IWG
IWG (International Workplace Group), operatore attivo nel settore degli spazi di lavoro flessibile, ha acquisito recentemente Copernico Holding, la rete italiana di uffici flessibili, coworking, sale meeting e spazi per eventi. Abbiamo Intervistato Mauro Mordini, country manager Italia di IWG
Come vedi il mondo del lavoro post-covid, in quello che tutti chiamano New Normal?
«In questi mesi il lavoro è stato flessibile come mai in precedenza. Abbiamo lavorato dalle nostre case, dai paesi d’origine, in spazi condivisi sotto casa. Abbiamo finalmente capito che è possibile lavorare da luoghi diversi dall’ufficio tradizionale, incrementando la produttività e contenendo i costi, spesso traendone giovamento anche in termini di work life balance.
Oggi che siamo pronti a ripartire, scegliere “dove lavorare” è la nuova normalità. Una tendenza che sembra destinata a durare, se si guarda all’evoluzione del mondo del lavoro. Chi cerca un’occupazione, predilige le offerte che garantiscono flessibilità e le aziende oggi sono oggi pronte a offrirla, tanto che sono numerose quelle che stanno ripensando i propri spazi di lavoro.

Siamo in un’epoca di transizione. Stiamo passando dall’unico grande hub centrale ubicato nelle metropoli o in aree suburbane a una struttura a rete, distribuita sul territorio e pensata per fornire un punto d’appoggio di prossimità ai dipendenti, ovunque si trovino.
In generale, infatti, abbiamo registrato un aumento della domanda nelle città più piccole, con picchi che superano il 40% negli Stati Uniti – con numeri ancora superiori nelle località suburbane – e del 30% in Italia. Inoltre, abbiamo registrato anche un aumento di richieste di uffici di piccole dimensioni, adatti a ospitare fino a un massimo di due persone, e delle membership. Ovvero abbonamenti per consentire l’accesso alla rete delle location di Iwg».
Quali sono stati gli insegnamenti che avete recepito dalla crisi covid-19 sia dal punto di vista commerciale sia da quello della leadership?
«È già da qualche anno che le aziende scelgono sempre più gli spazi di lavoro flessibili. La pandemia, con il telelavoro o l’home working obbligato, ha sicuramente dato una grande accelerata a processi già in atto. Le aziende si sono rese conto che è possibile lavorare da luoghi diversi dall’ufficio tradizionale, incrementando la produttività e contenendo i costi. Si parla di un risparmio pari a 11.000 dollari per dipendente per le aziende che optano per modelli di lavoro ibridi. Va da sé, inoltre, che la riduzione degli spostamenti abbia un impatto anche in termini di riduzione delle emissioni e di miglioramento del work life balance. In questo modo, inoltre, si apre anche una nuova era per migliorare il recruitment: le aziende possono assicurarsi i migliori talenti e personale con le giuste competenze indipendentemente da dove sia ubicata la sede centrale.
Diversi studi ci dicono che entro il 2030 gli spazi di lavoro flessibile rappresenteranno il 30% del totale degli spazi a uso ufficio. Oggi si attestano a circa il 5%.
Nonostante le difficoltà, infatti, la pandemia non ha fermato lo sviluppo del mercato degli spazi di lavoro flessibile. Al contrario, nel 2020 Iwg ha aperto 144 nuovi centri in tutto il mondo.
Ci aspettiamo che sempre più aziende scelgano i nostri spazi, usufruendone anche in modo nuovo. Mi spiego, son sempre più anche le aziende che scelgono di sottoscrivere degli abbonamenti multi-location per consentire ai propri dipendenti di avere accesso al network dei nostri spazi ovunque si trovino in Italia e nel mondo.
Tra i più recenti accordi di membership di questo tipo siglati, ci sono quello con Ntt (Nippon telegraph and telephone) per consentire ai 500.000 dipendenti della società di accedere alla rete di uffici Iwg sparsi per il mondo. Un accordo simile, per oltre 95.000 persone, è stato anche con la finanziaria Standard Chartered».

In che modo prevedete di supportare la formazione dei vostri dipendenti per assicurare loro di essere in grado di lavorare in modo flessibile e agile in futuro?
«Il ruolo del management è fondamentale. Lo abbiamo sempre saputo, ma è stato ancora più evidente durante la pandemia. Abbiamo toccato con mano quanto è importante saper prendere decisioni e apportare cambiamenti in tempi rapidi, comunicando tempestivamente con tutti i nostri partner, clienti e dipendenti.
Continueremo, inoltre, a lavorare per lo sviluppo anche in chiave tecnologica delle competenze. La digitalizzazione dei processi è da sempre parte del dna di chi opera in un business come il nostro. Basti pensare che durante il lockdown il nostro personale non era fisicamente non presente nei nostri spazi, ma ha fornito assistenza per l’utilizzo delle strutture alle aziende che per Dpcm erano autorizzate a lavorare e ad avere accesso alle nostre sedi
Le nostre persone sono il nostro asset vincente. Credo che la pandemia ci abbia insegnato che non c’è economia e non c’è settore che possa prosperare se l’uomo non è al centro. Puntare su sviluppo delle competenze è centrale in ogni business. In questo, gli spazi di lavoro flessibile ci vengono nuovamente in aiuto. Chi sceglie spazi di lavoro flessibili, inoltre, può permettersi di risparmiare sui costi fissi, sulla struttura e concentrarsi sulle persone, investendo in formazione».
Cosa ha visto Iwg in Copernico per arrivare ad acquisirlo, visto anche il particolare momento che stiamo vivendo?
«Iwg opera con alcuni dei marchi più noti e apprezzati al mondo come Regus, Spaces e Signature. Abbiamo sempre apprezzato il modo di lavorare di Copernico. È un marchio in sintonia con il nostro portfolio. Quando abbiamo avuto la possibilità di unire le due strutture sotto il nostro marchio, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione. Stiamo lavorando alle integrazioni, fermo restando che Copernico continuerà a operare e rimarrà sul mercato esattamente come prima. Si tratta di un’operazione importante, che certifica la diffusione del fenomeno del lavoro ibrido e la leadership indiscussa di Iwg. Si aggiungono quattordici nuovi centri, un’espansione che ha un unico obiettivo: dare a tutti la possibilità di lavorare in modo flessibile. Anche a coloro che abitano fuori città. In totale oggi sono più di 84 i business center di Iwg nel Bel Paese, distribuiti in lungo e in largo per la Penisola italiana».
Come e quanto le community che possono nascere all’interno degli spazi di coworking possono contribuire alla ripartenza?
«Possono senza dubbio fornire un contributo importante. Gli spazi di coworking sono pensati proprio per permettere la condivisione e il confronto tra professionisti che spesso si occupano di campi totalmente differenti tra loro. Questo dà vita a un luogo intellettualmente attivo con grandi potenzialità di arricchimento culturale. Uno scambio di nozioni, idee e competenze che favorisce la nascita di nuovi contatti e nuove opportunità, anche di tipo professionale. L’ambiente dunque è stimolante e non di rado conversazioni tra esperti e professionisti portano a idee innovative e brillanti.
Non di rado abbiamo assistito allo sviluppo di partnership tra i nostri clienti; all’ordine del giorno, inoltre, lo sviluppo di nuove opportunità di business. Soprattutto nell’ambito dei servizi alle imprese. Chi ha bisogno di un commercialista, di un traduttore, di un consulto legale, quasi sempre opta per un professionista della community».