Si torna a viaggiare, ma l’incertezza resta alta
Le premesse per il turismo sembrano essere positive per l’ormai vicina estate 2022, anche se ci sono elementi macroeconomici, come la crescita dell’inflazione e il caro energia, che rischiano di frenare i viaggiatori. Ecco il punto di vista di Confcommercio
La voglia di tornare a viaggiare, senza restrizioni e lasciandosi alle spalle la pandemia è molto forte in Lombardia e non solo. C’è però incertezza a causa dell’inflazione e del caro energia. Questo, in sintesi, è ciò che emerge dagli ultimi dati dell’Osservatorio Confturismo di fine aprile sulla prossima stagione estiva.
L’indice di propensione al viaggio sembra finalmente tornare allo stesso livello pre-pandemia e ventitre milioni di italiani tra i diciotto e i settantaquattro anni hanno intenzione di partire nel periodo estivo, nonostante tutto. Però i segnali di incertezza sono evidenti e si traducono anche nei comportamenti di viaggio: di questi 23 milioni solo quattro su dieci hanno già prenotato, i restanti hanno intenzione di concretizzare la prenotazione solo all’ultimo.
Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha commentato i datti dell’Osservatorio Confturismo, osservando come «dopo due anni di profonda crisi, il turismo sta tornando ai livelli pre-Covid. Le prospettive per l’estate sono positive anche se guerra, inflazione e caro energia preoccupano ancora fortemente. Per questo, le nuove misure di sostegno sono fondamentali anche per le imprese del turismo che è il settore da cui davvero può ripartire tutto il nostro sistema economico».
La voglia di ripartenza, ma allo stesso tempo la preoccupazione a causa della guerra in Ucraina e per i rincari di energia e materie prime, con l’inflazione che riduce ulteriormente i consumi, caratterizza anche il sentiment – registrato da Confcommercio Lombardia – del comparto del turismo lombardo. Del resto, il mancato arrivo dei turisti dalla Russia e da altri Paesi dell’est potrebbe pesare su alcuni territori. Basti pensare che a Lecco nel periodo pre-Covid i russi erano il 5% delle presenze totali, a Livigno per la fine della stagione invernale è stato stimato un calo di presenze tra il 20 e il 30%, a Milano erano il 12% della spesa dei turisti extra UE.
Al turismo si collega la problematica, evidenziata dall’Ufficio Studi di Confcommercio, della desertificazione dei centri storici dove, secondo l’analisi della settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città e nei centri storici, negli ultimi nove anni si è verificato un calo significativo delle attività commerciali. Dal 2012 al 2021 ci sono 85.000 negozi in meno, mentre il settore degli ambulanti registra un saldo negativo di 10.000 attività. La Lombardia sembra riuscire a resistere al fenomeno: per quanto riguarda le 14 città lombarde (esclusa Milano) prese a campione, nonostante il Covid-19 abbia messo a dura prova le imprese del turismo e del commercio, si registra una complessiva tenuta della attività tra il 2019 e il 2021. A far riflettere è il dato tendenziale degli ultimi anni che vede una flessione importante del commercio di vicinato, sia nei centri storici (-15,8%) che nelle periferie (-8,8%), a fronte di una crescita dei servizi di ristorazione, (rispettivamente + 6,8% e +5,1%).
«La desertificazione commerciale delle nostre città rischia di incidere profondamente sulla qualità della vita dei residenti e dei turisti – ha commentato Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia – Per scongiurare questo scenario è necessario ripensare al modello delle nostre città, valorizzando il ruolo relazionale e di servizio alle comunità locali e al turismo, anche incentivando processi di trasformazione in ottica di smart city e di sostenibilità».
Nonostante tutto, i dati del comparto turistico sono quelli di un settore resiliente, che è riuscito a reggere l’urto degli ultimi due anni anche grazie agli strumenti di sostegno come crediti di imposta, ristori e misure di accesso al credito.
Per approfondimenti:
www.confcommerciolombardia.it