Sistema Moda Italia – Il futuro sostenibile

Sistema Moda Italia – il futuro sostenibile. Intervista a Mauro Sampellegrini responsabile Ricerca & Innovazione di Sistema Moda Italia
La moda è una delle eccellenze del made in Italy e sta vivendo profonde trasformazioni: con Mauro Sampellegrini, responsabile Ricerca & Innovazione di Sistema Moda Italia, abbiamo parlato del cambiamento in atto e del ruolo dell’innovazione nello scenario attuale
Sistema Moda Italia è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e moda. Con sede a Milano, “capitale” della moda italiana, la Federazione rappresenta un settore che, con poco meno di 400mila addetti e quasi 40mila aziende, costituisce una componente fondamentale del tessuto economico e manifatturiero italiano generando un turnover di circa 60 miliardi di euro, dove il settore moda complessivo ha superato nel 2022 per la prima volta i 100 miliardi. La Federazione tutela e promuove gli interessi del settore e dei suoi associati e rappresenta l’intera filiera, dal monte al valle inclusi i brand e il tessile tecnico a livello nazionale e internazionale, nei rapporti con le istituzioni, le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali.
L’innovazione è una preziosa alleata per il cambiamento nel contesto di mercato attuale?
«Investimenti per la ricerca e l’innovazione si traducono direttamente in incrementi sensibili del PIL nei rispettivi comparti su scala nazionale. Nel tessile e abbigliamento si sta assistendo a un rapido aumento degli sforzi nella R&I in risposta ai cambiamenti, o meglio, all’evoluzione su scala globale degli aspetti sociali, finanziari e degli asset geopolitici. È importante sottolineare che la filiera tessile è naturalmente riconoscibile grazie all’abbigliamento e alla moda, includendo lo sportswear, l’underwear, il workwear, ed evidenzio che entra prepotentemente in settori attigui come l’arredo, i trasporti, i processi industriali, l’agritech, la medicina e la salute, solo per citarne alcuni tra gli esempi più rappresentativi e dove spesso non si riconosce la presenza del fattore tessile. È noto ai più che nell’abbigliamento e nella moda, l’Italia sia uno principali attori mondiali e il primo europeo in termini di fatturati ed esportazione. È forse meno noto che, nel tessile tecnico e nei settori attigui, il tessile italiano rappresenta il principale attore europeo in termini di produzione, esportazione e conoscenza. Il tessile “tradizionale” e il tessile tecnico non sono più due elementi separati e la loro integrazione costituisce di per sé un elemento di innovazione. Il trasferimento di tecnologia tra le varie filiere e una maggiore integrazione della supply-chain sta generando nuovi modelli di business e di sviluppo dei processi basati sull’eco-design. Questi temi, oggi molto importanti per il consumatore finale, diventano concreti elementi di produzione e quindi leve per un marketing sempre più efficace e aderente alle richieste del mercato del futuro».
Cosa significa innovare nel vostro settore, tra nuove tecnologie, ricerca e sviluppo e la sempre maggiore attenzione alla sostenibilità?
«Evidenzierei i cinque principali trend di innovazione presenti nel settore T&A. Il primo riguarda i nuovi materiali o le nuove funzioni che aumentano il comfort e polivalenza negli utilizzi, come l’adattabilità a temperature e agenti atmosferici, anche “imitando” il comportamento degli elementi esistenti in natura, che la scienza definisce “biomimetica”, o i nuovi materiali biodegradabili o provenienti da riciclato o da residuo di biomasse non utilizzate.
Il secondo è la sostenibilità, che segue le nuove e crescenti esigenze dei consumatori in termini di rispetto dell’ambiente e degli impatti sociali delle produzioni. Quindi materiali e processi eco-friendly che evidenziano anche una sostenibilità etica nei processi produttivi. Qualità già intrinseche nelle produzioni italiane che, se messe in chiaro, rappresentano un valore aggiunto per il made in Italy e che spingono verso la tracciabilità, la trasparenza della supply-chain ed il passaporto digitale.
Il terzo è la diversità e l’inclusività che garantiscono un focus sulla cosiddetta body positivity rappresentando diverse culture e comunità dove il design e l’eco-design giocano un ruolo di primo piano.
Al quarto posto troviamo la digitalizzazione che include il maggior utilizzo dei social media, il metaverso e la realtà virtuale finale e una nuova opportunità per la creatività, che può diventare sempre più personalizzata assecondando sempre più i desideri del cliente. L’utilizzo della IA ha un impatto decisivo per il made in Italy in termini di produttività, maggiore qualità del prodotto ed efficienza. Non dimentichiamo che l’archiviazione digitale della conoscenza è, e sarà, la base tecnologica sulla quale costruire un’azienda integrata nella supply-chain in ottica 4.0. L’archiviazione digitale della conoscenza è un elemento identitario di estrema importanza per le aziende del made in Italy.
Infine, non ultimo, la personalizzazione con il custom-fit clothing adattabile, in primo luogo, all’abbigliamento, ma che in futuro potrà abbracciare ulteriori classi tecnologiche connesse al tessile».
Quali sono i progetti di innovazione a cui Sistema Moda Italia sta lavorando attualmente?
«In primis stiamo cercando di allineare le PMI ai concetti di ricerca e innovazione, in particolare concentrandoci sull’organizzazione o riorganizzazione delle aziende tessili per rendere il processo di innovazione un percorso più strutturato e ripetibile.
Seguiamo direttamente, inoltre, due progetti di ricerca e innovazione europea. Il primo denominato Trick, che spinge l’adozione di tecnologie digitali abilitanti, come le blockchain, per la tracciabilità produttiva nel tessile al fine di presentare entro un anno una soluzione utilizzabile dalle aziende. Un secondo progetto, Alptextyle, che prevede una rivalorizzazione dei distretti tessili e della cultura tessile e moda, facilitando l’avvicinamento alle nuove tecnologie digitali e sostenibili sia in termini di processi, di prodotti e di comunicazione, con l’obiettivo di attrarre l’interesse delle nuove generazioni non solo dal punto di vista del consumo, ma anche di nuove opportunità professionali all’interno delle filiere».

Quali sono le progettualità future?
«Le future sfide riguarderanno principalmente il tema dell’economia circolare. Potrà nascere dai brand o da nuove figure professionali una maggiore attenzione alle principali linee dettate dall’ecodesign: la durabilità e la qualità dei prodotti ed il conseguente allungamento del life cycle of product, oppure la riparabilità ed il disassemblaggio dei prodotti ed ancora il riuso sia di nuovo in ambito tessile che in altri settori.
Le tecnologie digitali e del biotech, le nuove produzioni intelligenti locali del tessile per un effetto reshoring efficiente, i materiali ad alte performance giocheranno un ruolo fondamentale, come del resto le tecnologie legate all’economia circolare, quindi il sorting del fine vita, il riciclaggio e la rilavorazione della materia prima rigenerata. Le linee programmatiche che la Commissione Europea sta varando porteranno sicuramente ad una maggiore richiesta di innovazione per rendere ottimizzabili e fruibili le soluzioni che la ricerca propone».
Per approfondire su Sistema Moda Italia