Varese al Villaggio Coldiretti: Pnrr e lotta ai selvatici tra le priorità per il Governo
Presente in forze l’agricoltura prealpina con i suoi prodotti e gli imprenditori agricoli che hanno raggiunto il capoluogo lombardo. Fiori: “Sostenere il ruolo dell’agroalimentare”
VARESE – Sfruttare i fondi del Pnrr per garantire la sovranità alimentare ed energetica e ammodernare la rete logistica; istituire il Ministero dell’Agroalimentare e difendere i 35 miliardi di fondi europei oggi a rischio; no al Nutriscore, al cibo sintetico e agli accordi internazionali che penalizzano il Made in Italy: fermare l’invasione di cinghiali e l’assedio della fauna selvatica; realizzare un piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità. Sono le priorità in cinque punti per il nuovo Governo presentate dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della clamorosa protesta in Piazza Cannone nel Parco Sempione al Villaggio Coldiretti di Milano con migliaia di contadini che hanno lasciato le campagne per scendere in piazza denunciare una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza stessa del Made in Italy a tavola a causa degli effetti scatenati dalla guerra in Ucraina.
Coldiretti Varese presente in forze, anche con i prodotti del territorio della provincia prealpina.
“Per ridurre la dipendenza alimentare ed energetica dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo il territorio non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile” commenta da Milano il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. Fondamentale in questo senso sarà sfruttare i bandi a partire da quelli già pubblicati, dalle filiere al fotovoltaico che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, fino a quello della logistica per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi.
In coerenza con gli impegni del Pnrr – continua il presidente della Coldiretti provinciale – la prossima legge di bilancio dovrà poi sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Un ruolo che esige l’istituzione prioritaria di un Ministero per la sovranità agroalimentare.
Sulla Politica agricola comune occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale – spiega Prandini – senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive
Ma il primo impegno che chiederemo al prossimo Governo – ha ribadito il presidente nazionale Prandini – è un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. Siamo davvero fuori tempo massimo per dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini.
In Europa occorre anche portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Ma una minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori viene anche dal cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche. Un attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo che – ricorda Prandini -, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo.
Così come va sempre ribadito il principio di reciprocità negli accordi commerciali e non si può accettare il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. Coldiretti chiede all’Europa coraggio per la transizione ecologica, con il via libera alla ricerca in campo delle new breeding techniques, da distinguere dagli Ogm transgenici e alle politiche di sostenibilità per rendere l’agroalimentare sempre più competitivo.
“Con gli effetti dei cambiamenti climatici che hanno causato una devastante siccità serve infine una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura” spiega il presidente Prandini. “Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura. E al nuovo Governo chiederemo anche un intervento per la decontribuzione del costo del lavoro. E tutto quello che viene tagliato sul costo del lavoro deve andare totalmente ai nostri collaboratori, non deve rimanere nelle imprese”.