• 18/04/2024

Wami, l’acqua che fa bene

 Wami, l’acqua che fa bene

Giacomo Stefanini

Dal modello di business “Buy One, Give One” (ovvero donare a chi ne ha bisogno lo stesso prodotto che compriamo per noi) arriva la rivoluzione di WAMI Water with a Mission, su un bene come l’acqua che ora incontra il sostegno di grandi testimonial del mondo dell’entertainment. Ecco l’idea di Giacomo Stefanini, founder del brand ed il Water Equal Tour di Marco Mengoni a sostegno di prossimi progetti idrici

L’economia dell’acqua è un tema chiave di questo momento, ma anche alla base del vostro modello di business: quale sviluppo ha avuto WAMI negli ultimi anni?

«Siamo nati più di cinque anni fa, all’inizio facevamo solo un formato di acqua minerale naturale legandolo al nostro primo progetto. Poi, fino al 2019 abbiamo raddoppiato il nostro fatturato quasi ogni anno, ma il covid ha avuto un impatto molto importante perché il nostro primo canale di distribuzione è Ho.Re.Ca. (60-70%) e questo ha sofferto molto. Poi, dall’estate 2021 abbiamo ripreso a crescere, grazie anche ad altri canali come la GDO (15%) con piattaforme di consumo come Cortilia ad esempio e crescere anche con la crescita di questi partner. Poi, anche attraverso il consumo nelle corporate partnership (per uffici, convention ecc.) e con la collaborazione di aziende a sostegno dei nostri progetti».

Entrando nel merito proprio di questi progetti, c’è stata di recente l’idea di associare l’entertainment a questa forma di green economy. Com’è nata?

«Già con i nostri prodotti di base realizziamo vari acquedotti in varie zone del mondo e sempre più realtà aziendali, ma anche eventi, hanno mostrato la necessità di bilanciare o ridurre il loro impatto. Molti lo hanno fatto sulle emissioni di CO2, ma anche sull’acqua – che è una risorsa importante – è possibile tracciarne e mitigarne gli sprechi. Visto che agli eventi si concentrano molte persone e c’è un grande consumo sia di CO2 che di acqua abbiamo pensato di proporre questo progetto in particolare a Marco Mengoni per il suo tour di quest’anno, un cantautore che ha sempre fatto della sostenibilità ambientale una bandiera di vita, è testimonial di National Geographic e ha diverse attività sul tema, In passato ha compensato le emissioni di CO2 del suo tour e così ora ha voluto rendere il suo tour water equal».

Dietro l’idea, dunque, ci sono grandi numeri…

«Sì, esatto. La possibilità di andare a bilanciare la nostra impronta idrica di migliaia di persone come succede ai grandi eventi è sicuramente una grande operazione e coglie anche l’occasione di comunicare alle persone quanta acqua ogni giorno viene consumata per tutte le nostre attività».

Avete dunque già una stima dei risultati attesi da quest’operazione, in funzione del tour?

«Assolutamente, abbiamo già un progetto che è stato inaugurato da poco ed è stato finanziato da WAMI in Tanzania, una filosofia che applichiamo a tutti i nostri prodotti. Ossia, non facciamo una “promessa di realizzazione”, ma anticipiamo noi l’investimento e solo successivamente andiamo a recuperare il costo dell’operazione. In questo caso, abbiamo quindi già inaugurato e compensiamo l’impronta idrica giornaliera di 100 mila persone che sono sostanzialmente i partecipanti alle date del tour di Marco Mengoni negli stadi di Milano e Roma».

Sulla base di cosa avete stimato il consumo compensato dall’operazione?

«Abbiamo fatto riferimento ad uno studio del WWF del 2015 relativamente a quanta acqua veniva utilizzata da ciascun abitante in Italia in media ogni giorno, considerando sia l’impronta diretta, ovvero quella che consumiamo effettivamente quando ci laviamo o cuciniamo o svolgiamo le nostre attività quotidiane, sia quella indiretta, ovvero quella consumata dal ciclo della lavorazione alimentare dei nostri pasti o legata all’abbigliamento che indossiamo ecc. In totale pro capite arriviamo ad una stima di quasi 250 litri al giorno. Un parametro che abbiamo voluto utilizzare per quantificare la compensazione dell’impatto dei partecipanti al tour».

Ci sono in cantiere ulteriori vostri progetti per il futuro che potrebbero garantire altri margini virtuosi per l’azienda ed i suoi progetti?

«Questo primo water equal tour è stata un’esclusiva per Marco Mengoni. Nei prossimi anni contiamo di coinvolgere e proporre eventi di questo tipo che decidano cioè di compensare la loro impronta idrica, continuando a sostenere progetti di water equality con aziende di diverso tipo e di vari settori. Sappiamo che uno dei settori che consuma di più è quello del tessile, legato alla moda, o l’alimentare con certe tipologie di cibo e quindi continueremo a fare questo tipo di partnership. Allo stesso tempo abbiamo lanciato da poco quattro gusti di tè che sono fatti di ingredienti che acquistiamo da cooperative nei luoghi in cui realizziamo poi anche i nostri progetti, fondendo le miscele insieme ad ingredienti italiani. Quindi abbiamo deciso di dare un’ulteriore spinta allo sviluppo economico di queste comunità, utilizzando le erbe dello Sri Lanka, la foglia del guayusa dell’Ecuador, altre spezie dalla Tanzania o dal frutto del baobab in Senegal. Al momento stiamo concludendo progetti in queste zone e per il prossimo anno ne avremo altri in altre due destinazioni: uno in Guinea Bissau e un altro in Nicaragua».

LOMBARDIA ECONOMY Wami, l’acqua che fa bene

Antonella Tereo

Giornalista specializzata in attualità, lifestyle e turismo

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