Caro energia: panoramica delle soluzioni per i datori di lavoro
CARO ENERGIA: PANORAMICA DELLE SOLUZIONI PER I DATORI DI LAVORO
Approfondimento sugli strumenti a disposizione a cura di Alessio Ferrario
Da qualche tempo a questa parte ogni mattina un imprenditore si sveglia e sa che dovrà cercare una soluzione per affrontare e superare una nuova “emergenza”. Dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dalle difficoltà di reperimento delle materie prime al caro carburante, dall’inflazione galoppante al caro energia. Negli ultimi tre anni aziende e professionisti hanno spesso dovuto ingegnarsi per cercare soluzioni in grado di garantire la continuità aziendale e la salvaguardia della forza lavoro lavorando con l’ulteriore complessità derivante da un sistema di produzione normativo caotico e spesso tardivo.
In questo scenario l’attuale crisi energetica e il conseguente vertiginoso aumento dei costi di gas ed energia non poteva coglierci in un momento peggiore. Ci troviamo di fronte alla tempesta perfetta. Uno scenario estremamente complesso che merita grande attenzione sia che si tratti di grandi aziende “energivore” che di piccole realtà imprenditoriali.
L’aumento dei costi energetici – e quindi dei costi di produzione – sta necessariamente ponendo le imprese nella condizione di dover cercare di ridurre l’incidenza del caro energia oltre che sui costi di produzione anche sui costi collegati all’organizzazione dell’attività lavorativa.
Vediamo qui di seguito alcune possibilità, partendo da quelle più soft fino ad arrivare a soluzioni più estreme.
FORME DI FLESSIBILITA’ NELL’ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA
La prima possibile soluzione per far fronte all’aumento dei costi dell’energia – specie per le imprese produttive – è quelle di concentrare l’attività lavorativa in alcune settimane o giornate così da sfruttare al massimo la capacità produttiva, alternando periodi intensivi a periodi nei quali l’attività lavorativa, e di conseguenza l’utilizzo di energia, viene limitata.
Questa tipologia di organizzazione dell’attività comporta sicuramente una forte incidenza sull’orario di lavoro che può essere gestita, a seconda delle situazioni, con strumenti differenti.
Nel caso in cui l’attività lavorativa venga concentrata in alcuni giorni della settimana, in linea generale e, a meno di differenti clausole presenti nel contratto individuale di lavoro, per i lavoratori a tempo pieno è possibile procedere con una variazione unilaterale della collocazione dell’orario di lavoro settimanale, fermo restando il rispetto delle norme in tema di orario di lavoro e riposi settimanali e avendo cura di verificare eventuali prescrizioni del CCNL applicato.
In tutti gli altri casi, lo strumento di flessibilità oraria a cui poter ricorrere è la cosiddetta banca ore, che permette in linea generale di accantonare eventuali ore di straordinario in una “banca ore”, per essere fruite in un momento successivo come ore di permesso.
Sebbene alcuni CCNL disciplinino direttamente tale Istituto, al fine di regolamentarlo al meglio in funzione delle specifiche esigenze aziendali, è sempre preferibile ricorrere alla sottoscrizione di accordi sindacali.
SMART WORKING
Per le aziende la cui attività lavorativa sia compatibile con lo svolgimento da remoto, il ricorso allo smart working può rappresentare una valida soluzione per ridurre i costi energetici aziendali.
Uno strumento nato con la finalità di conciliare i tempi di vita e di lavoro, ma sfruttato in prevalenza per ridurre i contagi durante la pandemia, potrebbe oggi essere riciclato dalle aziende come valido alleato nella lotta al caro energia attraverso la riduzione delle giornate settimanali di apertura degli uffici aziendali o come modalità esclusiva di prestazione dell’attività lavorativa.
Se da un lato lo svuotamento degli uffici comporterebbe un importante risparmio sulle bollette aziendali, dall’altro lato, parte del costo verrebbe riversato sulle bollette dei singoli lavoratori, costretti ad un maggior consumo di energia nelle proprie abitazioni.
Per far fronte a tale incremento di costi, i datori di lavoro potrebbero erogare somme ai lavoratori dipendenti sfruttando l’innalzamento della soglia di non concorrenza reddituale del fringe benefit introdotta con la conversione in legge del decreto Aiuti bis che da un lato ha innalzato, per l’anno 2022, il limite di esenzione a 600 euro e, dall’altro, ha esteso tale trattamento anche alle somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche relative alle utenze di luce, acqua e gas.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Il ricorso agli ammortizzatori sociali rappresenta necessariamente il rimedio di ultima istanza, ma anche l’unica possibile soluzione per tutte quelle aziende che non possono modificare le tempistiche di produzione o che, in ogni caso, dati i costi elevati di energia e gas, rischierebbero di produrre in perdita e quindi sono costrette a sospendere o ridurre l’attività lavorativa.
Ad oggi, fatta eccezione per gli ammortizzatori sociali straordinari previsti dal D.L. 21 marzo 2022, n. 21 attivabili dalle sole imprese energivore di interesse nazionale, non sono previsti ammortizzatori sociali ad hoc per far fronte alla riduzione dell’attività lavorativa cagionata del caro energia; pertanto, i datori di lavoro, in caso di necessità, devono attingere al proprio “tesoretto” ad esaurimento di ammortizzatori sociali ordinari, seguendone la disciplina.
Fortunatamente, la riforma degli ammortizzatori sociali introdotta dalla legge di Bilancio 2022 e in vigore dal 1° gennaio 2022, ha previsto per tutti i datori di lavoro – di qualsiasi dimensione e appartenenti a qualsiasi settore – la possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali.
In linea generale, i datori di lavoro del settore industriale possono accedere alla cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) per un periodo massimo di 13 settimane continuative, prorogabili fino al limite di 52 settimane da calcolare in un biennio mobile, mentre i datori di lavoro di altri settori possono accedere all’assegno di integrazione salariale previsto dal FIS o dai fondi bilaterali; in questi casi di norma la durata dell’ammortizzatore sociale varia in funzione delle dimensioni aziendali:
- 13 settimane per i datori di lavoro che nel semestre precedente hanno occupato in media fino a 5 dipendenti;
- 26 settimane per i datori di lavoro che nel semestre precedente hanno occupato in media oltre 5 dipendenti.
L’accesso agli ammortizzatori sociali è inoltre previsto unicamente in presenza di situazioni riconducibili a specifiche causali tipizzate dalla legge: a partire da aprile 2022, grazie al decreto ministeriale 67/2022, è possibile invocare la causale “mancanza di materie prime o componenti” anche qualora vi siano “difficoltà economiche, non prevedibili, temporanee e non imputabili all’imprese nel reperimento di fonti energetiche, funzionali alla trasformazione delle materie prime necessarie per la produzione”.
Tuttavia ad oggi, come chiarito dalla circolare INPS 10 agosto 2022, n. 97, l’utilizzo di questa causale è circoscritto alle sole imprese energivore individuate dal decreto 21 dicembre 2017 del Ministero dello Sviluppo economico (MISE) e dal decreto 21 dicembre 2021 del Ministero della Transizione ecologica (MITE).
La situazione da aprile ad oggi è tuttavia notevolmente peggiorata, con un’estensione a macchia d’olio degli impatti del caro energia anche ad imprese e attività non classificabili come “energivore”: è quindi auspicabile un intervento normativo in tal senso che estenda a tutti i datori di lavoro la possibilità di invocare la causale “mancanza di materie prime o componenti” legata a difficoltà nel reperimento di fonti energetiche per accedere agli ammortizzatori sociali ordinari.
In attesa di novità in tal senso, si registra comunque – anche se non in via ufficiale – la disponibilità da parte delle sedi INPS di valutare istanze per ammortizzatori sociali richiesti per l’aumento dei costi energetici.
Al fine di dar prova di quanto sopra sarà fondamentale una corretta e specifica compilazione della relazione tecnica da allegare all’istanza di ammortizzatore sociale. A tal proposito, sarà necessario dar evidenza degli aumenti dei costi energetici (anche attraverso allegazione di bollette), confrontando la spesa attuale con la spesa sostenuta in periodi precedenti, oltre a indicare le motivazioni che non hanno permesso di ricorre a strumenti alternativi agli ammortizzatori sociali.
Alessio FerrarioConsulente del Lavoro e certificatore Asse.co. |